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Il Pd bolognese, ad ogni modo, in termini percentuali ha tenuto. L’effetto Delbono avrebbe potuto essere devastante e non lo è stato. Sicuramente il caso del sindaco di Bologna, dimesso dopo sette mesi per avere combinato più guai di quanto la carica non consentisse, ha influito in tutta la Regione sull’astensione e sul voto ai grillini, ma lo schiaffo non ha fatto troppo male se, a conti fatti, la coalizione di centrosinistra che l’aveva sostenuto nel giugno scorso ha raccolto in città il 54,2% dei consensi contro il 52,1% del 2009.
Adesso potremmo fare come se nulla fosse successo e danzare allegri sul ponte aspettando Godot o l’affondamento del Titanic o le prossime elezioni comunali. Ma in quel caso non basterebbe (non è bastato) ripetere fra il primo e il secondo turno la tristemente famosa affermazione del segretario dei Ds Alessandro Ramazza dopo il primo turno alle comunali del 1999: “Messaggio ricevuto”, come se il messaggio fosse già arrivato (21.000 voti in meno ai Ds al primo turno delle comunali rispetto alle europee dello stesso giorno) e non dovesse invece ancora pervenire (la consegna di Bologna al centrodestra due settimane dopo). La città ci ha dato di nuovo fiducia, ma il malessere è evidente. Si è trattato, insomma, di un voto a rendere di cui ci si chiederà conto nei prossimi mesi.

Comunque sia, il voto per le regionali sarà uno stimolo in più per una riflessione franca all’interno del Pd di Bologna. Che sarà utile alla città se sarà un dibattito non sul passato (le primarie del 2008, o la sconfitta del ’99 o le guerre puniche) ma sul futuro della città. Che sia la prima pagina di una nuova storia o l’ultima della vecchia starà solo a noi e alla nostra capacità di guardare oltre il presente.

Sergio Lo Giudice

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