Mercoledì ho partecipato alla manifestazione nazionale dei precari della giustizia che vedono a rischio il proprio posto di lavoro e senza i quali il funzionamento degli uffici giudiziari è a rischio. A questo link un resoconto della giornata scritto da Antonio Giuseppe D’Agostino e pubblicato da CM News.
CMNews
Un viaggio per la “Giustizia”
di Antonio Giuseppe D’Agostino
Partiamo! Dall’amata Reggio verso Roma per difendere quei diritti spesso negati a chi, giornalmente, lavora all’ombra del “Diritto” senza tutela e senza garanzie.
Partiamo con lo scopo di far sentire quella voce che spesso resta soffocata dalle troppe carenze burocratiche e politiche che circondano le forme atipiche del lavoro del nuovo secolo.
Venticinque persone che si imbarcano verso la Capitale per ottenere garanzia lavorativa, dopo circa tre anni spesi in una formazione che domani potrebbe risolversi con un nulla di fatto.
Stiamo parlando dei “Tirocinanti della Giustizia”, un indotto che in Italia occupa ben 3400 persone impegnati quotidianamente in quel lavoro di fatica che manda avanti i Palazzi di Giustizia.
Un settore che in Calabria conta circa 200 persone che domani potrebbero tornare “sulla strada”, dopo un percorso che li ha portati a qualificarsi per lavorare negli uffici giudiziari accanto a magistrati, dirigenti e personale dipendente.
Un impegno certosino che permette, tutt’ora, di superare i ritardi e le inefficienze del settore “Giustizia” e che lotta per un riconoscimento legale per il lavoro svolto, nonché per la trasformazione (reale, nda) del percorso formativo in un processo lavorativo concreto.
Con questo animo i venticinque tirocinanti, a nome di tutta la provincia di Reggio Calabria, hanno percorso chilometro dopo chilometro per raggiungere la Capitale e far “notare” la loro esistenza, troppo spesso dimenticata se non per fini elettorali.
Un’esistenza che, a causa della forma atipica di contratto, non viene tutelata e riconosciuta nemmeno sindacalmente.
Un diritto che a loro non spetta, ma che ha trovato (a Reggio, nda) la solidarietà di Paolo Neri e Patrizia Foti rappresentati dell’UIL PA.
Un’assenza che viene sottolineata da uno dei viaggiatori che con orgoglio evidenzia come “non esiste nessuna realtà tranne quella che ci siamo creati”, anche grazie ai documenti che sono stati diffusi con la forza e la volontà del gruppo stesso.
Perché, a quanto si capisce, se è vero che i “Tirocinanti” hanno trovato la solidarietà dei Presidenti delle Corti d’Appello e dell’Ordine degli Avvocati (a Reggio il Prof. Panuccio, nda), è anche vero che questa solidarietà non sembra essersi concretizzata realmente, attraverso una piena adesione alla battaglia che questi lavoratori stanno portando avanti.
Una battaglia che forse vive quel discrimine della “puzza sotto il naso” che colpisce i tirocinanti stessi, spesso guardati dall’alto in basso, e che segna anche lo spartiacque della nostra contemporaneità, che non riconosce le qualifiche e i profili di ognuno.
Si tratta di dignità, prima ancora del lavoro, come recita l’art. 3 della Costituzione.
Un altro punto di riflessione, ascoltando la discussione che si accende fra i partecipanti al viaggio, è la mancata adesione in massa a questa forma di protesta, (che seppur colma di sana e giustificata rabbia, si rivelerà pacifica, nda).
Se l’indotto coinvolge circa 200 persone – nonostante i ripetuti chiarimenti sulla solidarietà e il contributo, anche economico, dei colleghi rimasti a casa – a nostro avviso, tutti avrebbero dovuto partecipare al viaggio che da Reggio porta a Roma, direzione Pantheon.
Finalmente a Roma! Il gruppo si mischia lentamente con i tanti partecipanti alla manifestazione che, da tutta Italia, sono giunti per far sentire la loro voce a una Politica che ancora appare sorda alle loro problematiche.
In Piazza Colonna c’era anche Daniele De Angelis (Coordinatore Nazionale dell’Unione Precari Giustizia -UPG, nda), con cui abbiamo discusso dell’argomento, trovando in lui una persona preparata e combattiva.
Una persona che ci parla dei problemi veri della Giustizia che vede ventisei distretti di Corte d’Appello chiedere la prosecuzione dei tirocini formativi, attraverso la formazione di nuovi contratti (a tempo determinato, nda) e che facciano uscire questi lavoratori dall’anonimato in cui si trovano.
Una necessità motivata anche dalla carenza strutturale di personale (meno 8000 persone in tutte le sedi giudiziarie, nda) e che viene colmata con quello che lo stesso De Angelis definisce “lavoro nero”.
Perché l’atipicità contrattuale riservata ai tirocinanti conduce a “una forma ibrida di lavoro nero”, senza garanzie di TFR, di contributi, di tredicesime e tutto ciò che è previsto dal CCNL.
Un limbo burocratico che vede 3400 persone lavorare come se si trattasse di “mano d’opera a costo zero”.
Un lavoro che non può essere riciclato (con l’introduzione di nuovi tirocinanti, nda), ma specializzato sempre di più.
Un appello che trova anche conferma nei tanti, anzi tantissimi, che giungono in piazza con gli striscioni e i fischietti e che parlano con il cuore in mano di un disagio vero che non trova risposte.
Durante la manifestazione, i tirocinanti reggini hanno anche incontrato il Presidente della Provincia Giuseppe Raffa che soffermandosi con loro, ha sostenuto che “la Politica ha il dovere di ascoltare e capire” e ricordando come la Provincia stessa abbia aperto un “Tavolo sul Lavoro”, dove verrà inserita anche questa problematica come “primo tema” e per questo ha invitato i lavoratori a un incontro.
Più il tempo passava più la piazza si riempiva con i manifestanti che portavano cartelli con su scritto: “vergogna”, “diritti per gli invisibili della giustizia”, “la politica non può affamare le persone”, “precario della giustizia formato”, “ noi a casa? che in – giustizia”, “tirocinante laureato, formato e abbandonato” … “precari”.
Segno evidente della consapevolezza del silenzio che nasconde una bistrattata condizione lavorativa.
Un atteggiamento che è ben sottolineato anche dal continuo via via di politici che, interrogati sul tema, non ne conoscono i cavillosi aspetti o la stessa esistenza.
Ad essere onesti ci sono stati anche alcuni politici che si sono presentati al sit-in organizzato dai manifestanti per dialogare fra loro.
Una partecipazione che ha avuto il sapore di vetrina e che è riuscita a riesumare anche chi è stato bocciato nella passate elezioni.
L’unico intervento degno di nota quello del deputatoSergio Lo Giudice (PD) Membro della 2ª Commissione permanente (Giustizia) che ha evidenziato come l’allontanamento dei tirocinanti vorrebbe dire “acuire i malesseri della Giustizia” e aumentare il “rischio di lasciare la precarietà un problema centrale” e che ha garantito ai manifestanti di porre l’attenzione della Commissione Giustizia sul loro problema, anche in vista dell’approvazione della Legge di Stabilità.
La manifestazione è poi proseguita con il continuo scambio di conoscenze da parte dei vari tirocinanti intervenuti.
Un evento che segna un punto altissimo soprattutto partendo dalla considerazione che lo Stato non può preparare delle persone per poi abbandonarle in mezzo a una strada, spendendo soldi per “addestrare” nuovi tirocinanti, aumentando così il circolo vizioso della precarietà.
Piazza della Colonna ha dimostrato la sua forza attraverso l’esperienza portata da questi lavoratori, ma ha anche dimostrato l’assenza di una Politica capace di ascoltare chi regge (dalla base, nda) le Amministrazioni, attraverso un lavoro paziente e di fatica e che spesso diventa un “fantasma” a cui viene negato anche il diritto di esistere.
Un diritto che con forza i manifestanti hanno invocato anche a dispetto dei tanti silenzi della Politica.
Certi, stremati, ma forti di questa nuova consapevolezza e con in tasca la promessa che la manifestazione avrà un suo seguito, facciamo ritorno alle amate sponde della Calabria.
FONTE
CMNews