Davide Betti, coordinatore nazionale di GayLib, l’associazione dei gay di centrodestra, è stato massacrato di botte dieci giorni fa ed è ancora in prognosi riservata all’ospedale di Susa, a Torino. Gli hanno spaccato il naso e il pancreas, procurandogli una grave emorragia interna. Perché era gay, e un gay a girare di notte deve avere paura. Le lesioni provocate a Davide sono certamente un reato, come gli insulti che gli hanno rivolto. Ma che l’aggressione sia avvenuta a causa della sua omosessualità e che questo rappresenti un monito e una minaccia per tutti gli omosessuali, così come la paura che ogni violenza del genere incute in un intero, ampio, gruppo sociale non costituiscono un disvalore per l’Italia, unico paese fra i fondatori dell’Europa a a non avere una legge contro l’omofobia.
La mia piena solidarietà a Davide, certo. Ma non è tempo di solidarietà. E’ tempo di risposte concrete, a partire da una legge – una buona legge – contro l’omofobia e la transfobia che il Senato dovrà calendarizzare, migliorare ed approvare in tempi rapidi.
Se l’Italia non vuole perdere la faccia di fronte ai paesi civili.

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La Stampa
Picchiato perché gay davanti a Porta Susa

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