Ha un sapore amaro che il 10 dicembre, Giornata dei diritti umani, sia stato segnato dalla bocciatura a Strasburgo della attesa risoluzione Estrela sui diritti sessuali e riproduttivi oggetto di forti pressioni da parte di gruppi antiabortisti e antigay. Il conteggio ricorretto dei voti mostra uno scarto di un solo voto. Risultano così determinanti le sei astensioni Pd sulla risoluzione Ppe che ha affossato il rapporto steso dalla socialista portoghese e sostenuto dal gruppo S&D di cui il Pd fa parte. Sassoli, Costa e Toia hanno spiegato sull’Unitá quella scelta con motivazioni francamente non convincenti.

Sassoli accusa il rapporto Estrela di avere voluto forzare un ambito di competenza nazionale. Ma una risoluzione non é vincolante, rappresenta solo una piattaforma di obiettivi comuni. La forzatura sembra farla Sassoli quando legge come una legittimazione dell’aborto clandestino l’invito a non punire i professionisti che praticano aborti, esplicitamente legato al divieto vigente in Irlanda Malta e Polonia. O come quando vede un attacco alla 194 nell’invito a rendere compatibile il ricorso all’obiezione di coscienza con l’accesso ai servizi.

Ognuno potrà individuare delle criticità in quel testo. Il tema della maternità surrogata, ad esempio, viene liquidato troppo sbrigativamente . Ma il quadro generale é di un impegno a garantire gli strumenti per una sessualità consapevole, informata e più sicura.

Le persone LGBTI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali) vi erano più volte prese in considerazione come destinatarie di di servizi per la salute ma anche come oggetto di discriminazioni, violenze e “rappresentazioni non obiettive della loro sessualità e identità di genere”. Questo aspetto aveva fatto insorgere il fronte tradizionalista, insieme al “diritto di decidere liberamente e responsabilmente il numero, il momento e l’intervallo tra le gravidanze”.

La richiesta di impedire le pratiche di sterilizzazione obbligatoria delle persone transessuali riguarda certo anche l’Italia, ma nel senso di ampliare, non di restringere, le possibilità della legge 164 del 1982 sulla riattribuzione anagrafica del sesso. Quella norma produce la mutilazione genitale anche a chi, per accedere ad una modifica anagrafica che restituisca una dimensione esistenziale serena, non giungerebbe all’intervento chirurgico se non fosse una condizione imposta. In Parlamento è depositato un disegno di legge in questo senso che aspetta di essere discusso.

Di fatto, ancora una volta, sui diritti civili una parte dei democratici italiani si schiera in Europa coi conservatori. A me non importa che i sei parlamentari del Pd siano renziani, se non perché questo getta un’ombra sul taglio del nostro impegno nelle prossime europee. Mi preoccupa che il Pd in Europa rappresenti un freno ad un avanzamento sul piano delle libertà e dei diritti civili. Perché ne va dell’Europa e del Pd.

SERGIO LO GIUDICE
Senatore del Partito Democratico

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