“La discussione dei prossimi mesi sul referendum non rappresenti uno scontro fra il bene e il male ma una discussione franca nel merito delle modifiche costituzionali. Vogliamo attivare un confronto rispettoso con chi, nel centrosinistra, sostiene le ragioni del no, una posizione di cui va riconosciuta la legittimità anche se espressa da iscritti al PD”. Così Sergio Lo Giudice, senatore Pd e portavoce di ReteDem, presenta il documento sul referendum di ottobre del network di attivisti, iscritti ed eletti del Partito Democratico.
“La riforma costituzionale è l’esito di un confronto parlamentare che l’ha migliorata. La nostra azione in Parlamento ha prodotto modifiche importanti rispetto al delicato equilibrio fra un’azione legislativa e di governo più rapida ed efficace e la garanzia dei necessari contrappesi nel senso della rappresentanza e della partecipazione: l’elezione del Capo dello Stato a maggioranza dei tre quinti dei votanti e non a maggioranza semplice, l’elezione dei componenti della Corte costituzionale a Camere separate, l’indicazione dei senatori da parte dei cittadini. Per questi motivi riteniamo che le ragioni del sì prevalgano sulle criticità. Lavoreremo affinché il dibattito nei prossimi mesi sia una palestra di informazione e di aumento di consapevolezza sui temi costituzionali e non un ring su cui darsele di santa ragione”.
RIFORME: LO GIUDICE AL PD, SI’ A REFERENDUM MA SENATORI ELETTI DA CITTADINI =
Roma, 7 lug. (AdnKronos) – ”I senatori, dopo la riforma della Costituzione, dovranno essere eletti dai cittadini”. Così Sergio Lo Giudice, senatore del Pd, all’AdnKronos. Lo Giudice, insieme alla sua ”Retedem”, voterà per il sì al referendum per modificare la nostra Carta ma, mette le mani avanti, ”va fatta una legge che chiarisca in modo inequivocabile che la composizione del Senato deve essere decisa dai cittadini”.
”E’ una battaglia – spiega – che abbiamo condotto, spesso in solitudine, in Parlamento, ottenendo delle modifiche importanti all’impianto iniziale della riforma. Ora deve arrivare una legge elettorale in Senato che traduca questo impegno costituzionale”. ”E’ una richiesta forte che facciamo al partito”, conclude. ”Lavoreremo affinché il dibattito dei prossimi mesi sul referendum sia una palestra di informazione e di aumento di consapevolezza sui temi costituzionali e non un ring su cui darsele di santa ragione”. A lanciare un appello perché si abbassino i toni, all’interno del Pd, sulla questione del referendum costituzionale, è il senatore Sergio Lo Giudice, portavoce di Retedem, il network di attivisti, iscritti ed eletti dem.
”Non andremo in guerra con chi sposa le ragioni del no sul tema del referendum costituzionale” dice senatore del Pd all’AdnKronos. ”Noi scegliamo il sì per ragioni di merito che vanno al di là delle battaglie politiche che si stanno addensando su questo tema. Confronteremo le nostre ragioni con chi è a favore del no perché sia una fase di maturazione collettiva sulla Costituzione e sulle riforme per il Paese. Chi ha scelto le ragioni del no non è un nostro avversario ma qualcuno con cui condividere una discussione.
”Finora – critica Lo Giudice – non c’è stato nessun confronto all’interno del Pd sul merito della riforma ma solo un’eccesiva personalizzazione su Renzi. Evitiamo il plebiscito sul capo, ai populismi non si risponde con la democrazia plebiscitaria ma con la bellezza della partecipazione attiva. Abbandoniamo gli slogan e costruiamo una riflessione vera”
”La discussione – scandisce Lo Giudice – non deve rappresentare uno scontro fra il bene e il male ma una discussione franca nel merito delle modifiche costituzionali”. ”Vogliamo attivare un confronto rispettoso con chi, nel centrosinistra, sostiene le ragioni del no; una posizione di cui va riconosciuta la legittimità anche se espressa da iscritti al Pd” sottolinea il senatore, presentando il documento sul referendum di ottobre di ”Retedem”.
“La riforma costituzionale – è questa la posizione di Lo Giudice e Retedem – è l’esito di un confronto parlamentare che l’ha migliorata. La nostra azione in Parlamento ha prodotto modifiche importanti rispetto al delicato equilibrio fra un’azione legislativa e di governo più rapida ed efficace e la garanzia dei necessari contrappesi nel senso della rappresentanza e della partecipazione”. Retedem rivendica un ruolo attivo nella formazione delle parti della riforma che disciplinano ”l’elezione del Capo dello Stato a maggioranza dei tre quinti dei votanti e non a maggioranza semplice, l’elezione dei componenti della Corte costituzionale a Camere separate e l’indicazione dei senatori da parte dei cittadini”