vasco

Questa volta Vasco Errani lo voto proprio volentieri. Anche cinque anni fa l’avevo votato con convinzione, per quello che il suo governo dell’Emilia Romagna aveva rappresentato in termini di stato sociale, di modello sanitario, sostegno alla scuola pubblica, strategie di sviluppo economico. Ma c’era un punto che mi stava molto a cuore – una norma contro le discriminazioni verso le persone, comprese quelle verso lesbiche, gay e trans, e verso le famiglie fondate sull’affetto e non su uno status giuridico – che era ancora una promessa elettorale e non una legge della Regione.

Anche stavolta Vasco ha mostrato di sapere garantire l’impegno di sempre per uno sviluppo della Regione insieme innovativo, sostenibile ed inclusivo, anche nella difficilissima situazione di crisi economica. Grazie all’intervento della Regione sono stati salvati 67mila posti di lavoro (12mila nella sola provincia di Bologna) ed è stato messo in campo un Patto anti crisi da 520 milioni di euro. L’Emilia Romagna ha continuato a puntare sulla ricerca e sui saperi e di questo impegno Bologna vedrà presto un risultato concreto e strategico: il tecnopolo che sorgerà all’ex Manifattura Tabacchi e rappresenterà un’eccellenza nel settore della ricerca industriale. Il sistema sanitario bolognese si conferma il migliore d’Italia secondo i dati del Ministero della Salute. L’ultimo fondo regionale per la non autosufficienza è stato superiore ai 400 milioni, pari alla cifra stanziata dal Governo per l’intero territorio nazionale.

Ma questa volta ho un motivo in più per andare a votare con convinzione per Vasco Errani Quell’impegno che il candidato presidente aveva assunto con le associazioni lgbt della Regione per una legge antidiscriminatoria è diventato legge con la discussa approvazione dell’art.48 della Finanziaria 2010. Secondo quel principio, nessuna discriminazione sarà possibile nell’accesso ai servizi regionali in base alle condizioni personali (compresi l’orientamento sessuale e l’identità di genere) né in base allo status giuridico del nucleo familiare. Se differenze ci saranno, saranno fondate, com’è giusto e opportuno, in base al bisogno sociale e al numero dei figli.

Ad una domanda a bruciapelo sulle adozioni alle coppie dello stesso sesso (che non sono di competenza regionale) Errani ha risposto in modo imbarazzato, forse anche per non mettere al fuoco materia di polemica su temi che non sono di competenza regionale. Ma in un’occasione successiva ha chiarito la sua posizione su un tema che invece chiama in campo politiche locali: in Emilia Romagna ci sono centinaia di bambini che crescono felicemente con una coppia di genitori dello stesso sesso; a questi bambini vanno garantiti gli stessi diritti e lo stesso accesso ai servizi di tutti gli altri e nessuno di loro si dovrà mai sentire discriminato. D’altra parte l’art.48 della Finanziaria regionale 2010 parla chiaro, e l’impegno a metterlo in pratica (che, su richiesta delle organizzazioni lgbt, è stato firmato a Bologna da quasi tutti i candidati del Pd) è stato ribadito dallo stesso Errani nel suo programma di mandato, che annuncia battaglia su questo punto di fronte alla Corte Costituzionale, a cui l’Emilia Romagna sarà chiamata dal ricorso del governo Berlusconi.

Ieri poi Errani ha fatto un ulteriore gesto a conferma che la strada è tracciata: non ha dato la sua firma al documento proposto dal Forum delle Associazioni familiari dell’Emilia Romagna. Non certo per la richiesta di un più forte impegno sulla famiglia (che anzi ha dichiarato di apprezzare) ma perché in quell’appello la famiglia è solo quella fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, mentre qui da noi le famiglie da novembre sono, per legge, anche quella fondate su basi affettive. Anche se le mamme in casa sono due.

Sergio Lo Giudice

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