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Il Corriere di Bologna mi ha chiesto un parere sulla decisione della Cgil di organizzare la manifestazione del 1° maggio da sola e non, come di consueto, insieme alle altre due sigle confederali, Cisl e Uil. Oggi riporta correttamente la mia risposta : «Sarebbe stato meglio preservare l’unità sindacale. Ma sono un iscritto della Flc-Cgil , e andrò in piazza con il mio sindacato».

È davvero un peccato che il 1° maggio avvenga all’insegna della separazione. Comprendo tutte le difficoltà di relazione fra i due maggiori sindacati dopo la ferita del referendum di Mirafiori, che aveva visto Cgil e Cisl su due fronti diversi. Le ragioni locali di divisione, come quella sul contratto di Bologna Fiere, non sarebbero sufficienti a spiegare questa storica frattura se non lette all’interno di un periodo di fortissima tensione locale e nazionale legata ai contratti dei metalmeccanici.

Non va bene. Il movimento sindacale ha vinto solo quando è stato unito, se è diviso perde. Da semplice iscritto Cgil sarò in piazza, come ogni anno, insieme al mio sindacato. Ma nella stessa veste mi auguro che i vertici della Cgil, come quelli della Cisl, riescano a mettere in primo piano le ragioni dell’unità rispetto a quelle della divisione. L’esperienza del Partito Democratico, così faticosa, ma così importante, vuole offrire al paese un’alternativa ad un regime che utilizza le forme della democrazia parlamentare per violare sistematicamente i principi costituzionali di libertà e uguaglianza. Oggi una linea di demarcazione così netta fra due sindacati che hanno un ruolo fondamentale nella difesa di quei principi rischia di rendere quell’obiettivo più difficile.

Sergio Lo Giudice

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