(Flavio Delbono all’incontro con 3D sui temi lgbt)
Alcuni anni fa, alla vigilia delle elezioni politiche, un ex ministro democristiano, cattolico adulto e libero, assunse pubblicamente l’impegno per una legge sulle coppie di fatto, anche dello stesso sesso. Qualche mese dopo, un ex segretario del Partito radicale negò la sua firma su quell’impegno, affossando uno storico appuntamento.
Qualcuno mi ha chiesto come mai io, che della laicità delle istituzioni ho fatto un impegno di vita, ho scelto di sostenere un cattolico, Flavio Delbono, alle primarie del Pd per la scelta del candidato sindaco di Bologna. Allora non ho potuto non pensare a quella vicenda dei Pacs, con Prodi e Rutelli protagonisti a ruoli invertiti.
Nel suo celebre discorso di Filadelfia, Barack Obama ha fondato la sua idea di superamento delle discriminazioni razziali lanciando il cuore oltre l’ostacolo: ”potremo vincere le sfide del nostro tempo- ha detto – solo se troveremo una soluzione insieme, solo se comprenderemo che abbiamo origini diverse, ma le stesse speranze, che non siamo simili e non proveniamo dagli stessi luoghi, ma procediamo nella stesa direzione, verso un futuro migliore”.
Flavio è stato assessore al bilancio di quella giunta Vitali che introdusse a Bologna (grazie anche ad un altro cattolico adulto, il vice sindaco Luigi Pedrazzi) una misura dal forte valore simbolico; l’attestato di riconoscimento dello status di “famiglia fondata sull’affetto” alle coppie di fatto anche gay e lesbiche. Ed è stato poi, da vice presidente della Regione Emilia Romagna, uno dei principali protagonisti del rilancio di quel modello emiliano ancora invidiato in Europa: uno sviluppo economico fondato sulla coesione sociale, sull’uguaglianza di genere e su una solida rete di servizi socio assistenziali. Di questo modello fa parte integrante anche un’idea di famiglia sostenuta da politiche forti, paritaria al suo interno e declinata al plurale. Questo scenario vede oggi anche le famiglie gay e lesbiche avvalersi di misure come l’accesso agli alloggi popolari o i prestiti sull’onore. Flavio Delbono ha confermato nei giorni scorsi che per lui il concetto di famiglia va declinato al plurale e si è impegnato a sostenere
Sviluppo economico, infrastrutture adeguate, potenziamento del welfare e parità di diritti: nella sinergia fra queste variabili io vedo il futuro di Bologna come la città che meglio possa incarnare quelle tre T che , secondo il sociologo americano Richard Florida, sono la chiave dello sviluppo di una città del nostro tempo: talento, tecnologia, tolleranza. Alla guida di questo processo io vedo Delbono.
Caro Sergio, il titolo del tuo post mi aveva predisposto ad una lettura lunga e attenta. Purtroppo però le tue considerazioni e le analisi che avrei letto molto volentieri terminano bruscamente e vengono riassunte in pochissime righe che tuttavia un’impressione me l’hanno lasciata: Delbono sarebbe un ottimo assessore alle famiglie (sebbene non sia l’unico candidato ad aver parlato di politiche per le famiglie). Tutto il resto invece, tutto quello che riguarda l’amministrazione e le politiche di una città o non lo prendi in considerazione o lo sintetizzi eccessivamente (una sola frase) come in una sorta di slogan.
Personalmente ho bisogno di diverse ragioni forti per scegliere di sostenere o votare un candidato. Non voglio accontentarmi. E quando parlo con altri dei motivi per cui ritengo che sia Virginio Merola il candidato migliore, cerco di farlo con molta cura, perché in quel momento io mostro agli altri non solo Virginio Merola ma anche la mia etica e la mia capacità di giudizio.
Ma, non so, forse oggi non importa molto parlare del programma e delle idee, della storia e della moralità di un candidato, della sua capacità di dialogare o di saper sorridere. Forse basta la fiducia. Basta la parola di Veltroni, Prodi, Bersani, Letta, Caronna che raccomandano (in maniera neutrale e con spinte imparziali) un solo candidato. La parola dell’apparato. E’ comunque la tua rispettabile (e per me imprevista) scelta.
Un caro saluto
Fabio Giunta
Caro Fabio, ho voluto scrivere poche righe su un punto specifico sul quale avevo ricevuto alcune richieste di chiarimento: perché un laico con la mia storia decide di sostenere un candidato di formazione cattolica. Non è certo l’unico criterio per cui ho scelto di votare Delbono: gli altri sono la sua competenza, la sua storia di amministratore, un’idea di Bologna fondata su una risoluzione paziente dei conflitti fra aspettative diverse, la sua visione di una città proiettata in Europa. Certo è che se non ti ha convinto lui, non posso (e non voglio) convincerti io a sostenerlo. Io ho stima di chi sostiene Virginio Merola anche perché ho stima di Virginio Merola. Magari preferirei che dalle tue parti si facesse lo sforzo di pensare che dall’altra parte non ci sono solo dei caproni che votano come dice il segretario: chissà, forse anche lì può nascondersi una qualche capacità di giudizio. Magari i giudizi non coincidono, ma è il bello delle primarie, soprattutto se si tiene a mente che da lunedì si torna a lavorare assieme.
Caro Sergio,
condivido in toto la tua risposta a Fabio. Soprattutto quando esprimi stima per Virgilio Merola e il concetto che da oggi si lavorerà insieme.
Per questa tua sensibilità ti trasmetto il codice del banner della campagna liberi di scegliere, alla quale hai già dato la tua adesione. Abbiamo bisogno, caro Sergio, di diffondere i contenuti di questa campagna e confidiamo che attraverso il tuo blog molto letto e frequentato si raggiungano gli obbiettivi che tutti vogliamo, cioè che il DdL di ignazio marino diventi legge dello Stato.
Grazie e cordiali saluti
Vorrei inserirmi per confermare che ci sono molte persone, tra cui gente, come me, che non ha una storia politica alle spalle al di là del Partito Democratico , che hanno appoggiato nella campagna elettorale per le primarie Flavio Delbono per la sua competenza, le idee e l’energia che metterà a disposizione per allargare i confini della città di Bologna al di là del particolarismo locale e non certo perchè era un candidato di “apparato”. In ogni caso speriamo davvero che da adesso si riesca a lavorare tutti insieme per vincere a Bologna.
Dall’intervista a Delbono apparsa sul Resto del Carlino (Bologna) in data 23 Gennaio 2009:
– Che cosa pensa delle unioni di fatto e unioni gay?
– “Che l’attuale trattamento di queste unioni, per come sono previste nella legislazione nazionale e regionale, sia adeguato”.
WTF?!?
Potresti spiegarci ESATTAMENTE di quale legislazione e di quali diritti sta parlando il TUO candidato sindaco? A quanto ci risulta la legislazione attuale non riconosce alcun diritto alle unioni gay, anzi, non riconosce nemmeno l’esistenza delle unioni gay. La questione dei diritti delle coppie gay (pardon, delle “coppie di fatto”, per non turbare le coscienze di molti “cattolici adulti” del PD) non solo non ha fatto alcun passo avanti negli ultimi anni, ma ha visto un’involuzione che ha fatto ripiombare indietro di almeno 15 anni la battaglia per i diritti civili. Alla vigilia del governo Prodi si parlava di famiglia gay, di omogenitorialità, di unioni civili, così come nel resto d’Europa e dei paesi civili. Poi, a differenza del resto d’Europa e dei paesi civili, la politica italiana (compresa la sinistra cosiddetta “riformista” e i mezzi di informazione) sono partiti per la tangente. Le famiglie gay (come la nostra) sono diventate “coppie di fatto”, sono spuntate le “coppie di sorelle anziane” con cui si è cercato di mascherare l’innominabile famiglia gay. Si è iniziato a piagnucolare di pannicelli caldi come il diritto di visita e assistenza ospedaliera, il diritto al subentro nel canone di affitto e di accesso alle case popolari. Potresti spiegarci ESATTAMENTE cosa ce ne facciamo di “diritti” del genere?
Oggi, mentre anche la Colombia (!?!) garantisce alle coppie gay gli stessi diritti di cui godono le coppie eterosessuali in materia di eredità, pensioni, salute e diritti previdenziali, in Italia, proprio grazie al duro lavoro di illustri esponenti del PD, il dibattito istituzionale e mediatico è retrocesso su questioni che hanno onestamente dell’assurdo: il diritto a non sottoscrivere la depenalizzazione mondiale dell’omosessualità e il diritto a considerare l’omosessualità una malattia. Strano, perché il Rapporto Eurispes di pochi giorni fa dice che il 60% degli italiani si dichiara a favore delle unioni civili per le coppie gay.
Il termine “cattolico adulto” ci sembra solo un gentile ossimoro con cui giustificare posizioni onestamente indifendibili in un paese civile nel 2009. Quindi, ti prego di spiegarci meglio perché dovremmo sostenere il tuo candidato sindaco e perché dovremmo continuare a devolvere il nostro 5/°°° all’Arcigay come abbiamo fatto negli ultimi anni. Siamo onestamente stanchi dell’ennesimo presidente onorario che sfrutta la sua influenza e il suo presunto ruolo di rappresentanza del movimento gay per raccattare voti . Il movimento gay non ha bisogno di tessere di partito e (per fortuna e per necessità) sta imparando rappresentarsi da solo.
Enrico e Gian Paolo
Cari Enrico e Gian Paolo,
quella frase, che riporta una risposta orale di Delbono ad un Forum con il Carlino che ha spaziato per ore sui temi più diversi, è evidentemente infelice. Sarebbe inaccettabile se significasse la contrarietà di Delbono ad un riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto. Ma non è così, come mostra l’evidente contraddizione del mettere sullo stesso piano le tutele oggi ampiamente previste – per quanto di sua competenza – sul piano regionale e la totale assenza di diritti sul piano nazionale. Nell’incontro che si è tenuto a novembre con 3D – per fare un esempio – Delbono ha voluto sottolineare la sua piena condivisione sul progetto di legge regionale dell’Emilia Romagna sulle pari opportunità che , all’art. 4, recita: “Tutti i diritti generati dalla legislazione regionale nell’accesso ai servizi, alle azioni e agli interventi si applicano sia ai singoli individui che a tutte le forme di convivenza di cui all’art. 4 del DPR 223 del 30 maggio 1989, instaurate da almeno due anni”. Che tradotto significa che le famiglie per l’Emilia Romagna e i suoi servizi, sono quelle della legge anagrafica, senza distinzione di vincolo giuridico né di composizione etero o omo della coppia. La frase da voi citata è stata uno scivolone che Delbono farà bene – e sono sicuro che lo farà – a chiarire al più presto.
Ecco la posizione di Delbono, come espressa rispondendo su Radio Città del Capo ad una domanda del presidente del Cassero:
DELBONO: UNA LEGGE SULLE COPPIE DI FATTO
GAY BOLOGNA. DELBONO: TERRÒ UFFICIO ANTIDISCRIMINAZIONI
‘MA MANCA LEGGE NAZIONALE PER DIFENDERE LE COPPIE DI FATTO’
(DIRE) Bologna, 11 feb. – Se sara’ eletto sindaco, il cattolico Flavio Delbono manterra’ l’ufficio anti-discriminazioni per gay e lesbiche aperto negli anni della giunta Cofferati. Lo ha annunciato questa mattina dai microfoni di Radio Citta’ del Capo, lamentando anche l’assenza di una legge nazionale a favore delle coppie di fatto. “Va confermato perche’ si e’ rivelato utile- spiega il candidato- poi e’ chiaro che il Comune non legifera, ma sicuramente quel servizio e’ un buon punto di partenza, per questo sono per confermarlo e valorizzarlo”. E poi “penso che comunque- aggiunge il vicepresidente della Regione- la legge regionale sulle coppie di fatto vedra’ la luce entro la legislatura”. Ma “quello che manca e’ una legge nazionale. Non abbiamo una legge nazionale che garantisca i diritti delle coppie gay”.