Oggi il Papa ha chiesto scusa per le reticenze e le omissioni delle gerarchie vaticane che hanno coperto per decenni centinaia di casi di preti pedofili per paura dello scandalo. In questi anni, uno degli strumenti utilizzati dal Vaticano per ammortizzare l’impatto di queste accuse, è stato quello di insistere sull’equazione fra pedofilia ed omosessualità e di gettare sulle persone omosessuali (ora sui sacerdoti omosessuali, ora sulle coppie dello stesso sesso) il carico di quelle accuse infamanti. Nell’attesa che giungano anche queste scuse, è utile ricordare alcune tappe di questa catena di calunnie.
2001
Riprendendo quanto già affermato nell’Istruzione del Sant’Uffizio Crimen Sollecitationis del 1962, a proposito di alcuni gravi delitti tra cui “la violazione del Sesto Comandamento da parte di un membro del clero con un minore di 18 anni“, il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger ribadisce, nell’Epistola De Delictis Gravioribus, la necessità di riservatezza intorno ai casi di pedofilia in quanto “questi delitti sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la dottrina della fede“.
2002
Il 5 dicembre, lo stesso giorno in cui la diocesi di Boston dichiarava bancarotta finanziaria per risarcire le vittime di pedofilia, il Vaticano rendeva pubblico un documento del Prefetto della Congregazione per il Culto Divino Jorge Medina Estevez in cui si afferma che ordinare sacerdoti “uomini omosessuali o con tendenza omosessuale è assolutamente sconsigliabile e imprudente e, dal punto di vista pastorale, molto rischioso“.
Il Vaticano non fa mistero di considerare questa nuova linea come una risposta alle accuse di pedofilia nel clero, ribadendo l’impropria equazione fra omosessualità e pedofilia.
2003
Il Centro Editorale Dehoniano pubblica il Lexicon – Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche a cura del Pontificio Consiglio per la Famiglia, presieduto dal card. Alfonso Lopez Trujillo.
Alla voce “Diritti del bambino, violenza e sfruttamento sessuale”, si sostiene che “l’abuso sessuale parta dall’educazione dei bambini nelle cosiddette famiglie composte da una coppia omosessuale. Un figlio adottato da una coppia omosessuale o una figlia adottata da una coppia di lesbiche diventa una facile vittima dei loro bisogni sessuali, diretti verso un partner dello stesso sesso“.
La voce “Omosessualità e omofobia”, dove si afferma fra l’altro che “l’omosessualità è contraria al vincolo sociale” é curata dallo psicologo gesuita Tony Anatrella,
2006
Monsignor Tony Anatrella, portavoce della Chiesa sul’omosessualità e sostenitore delle cosiddette “terapie riparative”, è indagato in Francia per abusi sessuali su un giovane che nel 1987 si era rivolto a lui per ‘guarire’ dalla sua omosessualità.
2008
Viene pubblicato il documento della Congregazione per l’Educazione Cattolica dal titolo Orientamenti per l’utilizzo delle competenze psicologiche nell’ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio, nel quale si ribadisce l’inadeguatezza psicologica degli omosessuali al sacerdozio.
L’on. Paola Binetti, numeraria dell’Opus Dei, commentando il documento ne dà quella che da molti sarà intesa come un’interpretazione autentica: “Le tendenze omosessuali fortemente radicate presuppongono la presenza di un istinto che può risultare incontrollabile. Ecco: da qui scaturisce il rischio di pedofilia“.
Sergio Lo Giudice
bravo sergio!!!
Scuse pubbliche: meglio tardi che mai?
Dipende. Se scusarsi e’ l’unica cosa rimasta da fare , se le scuse diventano direttamente o indirettamente (tramite mezzi di informazione compiacenti) una mossa di promozione dell’immagine, se le scuse sono per “casi isolati” mentre le alte gerarchie ecclesiastiche sono da ritenere immuni da gravi colpe, se le scuse sono rivolte al proprio dio prima che alle vittime…
No. Tempo scaduto. Meglio mai che tardi.
Se pero’ le scuse fossero accompagnate da dimissioni, allora potrebbero essere accettabili, dimostrare una certa coerenza (da verificare comunque con il grado di collaborazione che sara’ dimostrata con la giustizia civile).