La direzione nazionale del PD, di cui siamo componenti, non si risolva in una kermesse mediatica o nell’ennesima resa dei conti. Lo stato dell’economia del paese e lo stallo della politica impongono l’assunzione di decisioni efficaci.
Noi di ReteDem siamo stati fra i pochi, già a dicembre, a chiedere di anticipare il congresso e andare al voto a giugno, dopo avere fatto una legge elettorale adeguata. Ma due mesi sono passati invano e il ora tempo è insufficiente.
Le leggi elettorali in vigore prefigurano una palude proporzionale e l’ingovernabilità del Paese e per questo vanno modificate. La gran parte di noi ha sostenuto il sì al referendum perché credeva necessario consentire la formazione di maggioranze solide e governi più efficaci. La risposta alla vittoria del no non può essere, quasi per ripicca, accettare una situazione che non consentirebbe alcuna maggioranza. Serve una legge che selezioni una classe politica legata agli impegni programmatici con con gli elettori.
Il tema del premio alla lista o alla coalizione è vuoto e cieco se prima non abbiamo deciso con chi Il Partito Democratico intende formare una coalizione.
Ci opponiamo ad un’alleanza con un partito che porta la Destra già nel suo nome, ed é moderato a parole ma reazionario su tanti temi, dalle tutele del lavoro ai diritti civili. Il futuro del PD parte dalla salvaguardia del suo ruolo di perno di un’area progressista che unisca le culture autenticamente riformiste. Per questo é necessario ricostruire un’alleanza con chi, in questo campo, voglia rilanciare una sinistra riformista contemporanea.
Altre strategie, come una coalizione organica con NCD, sono legittime ma vanno discusse e deliberate. Per questo c’é bisogno non di una sfida al gazebo fra leader ma di un dialogo col territorio, di una discussione vera fra gli aderenti al PD che consegni ai nostri elettori primarie in cui si confrontino non facce ma visioni del futuro.
Non sappiamo più cos’é il Partito Democratico, quali sono i confini dentro cui dispiegare la nostra proposta politica e cosa si aspettano da noi i nostri elettori. Abbiamo perso il voto dei giovani e degli operai e non abbiamo nessuna strategia per recuperarli. Una scissione sarebbe una follia: dobbiamo salvare il PD.
Proponiamo di dare mandato a pochi saggi, giovani e anziani, di preparare il congresso definendo le domande a cui una democrazia moderna deve rispondere. E confrontiamoci dopo, a partire dai circoli, sulle soluzioni da dare a queste domande, per ridare vita alla partecipazione e politica e ritrovare l’anima del PD.

Paolo Acunzo, Samuele Agostini,
Anna Paola Cova, Irene Deval, Paolo Gandolfi, Sergio Lo Giudice,
Fabio Malagnino, Enzo Martines, Maria Chiara Prodi, Carla Rocca, Veronica Tentori, Daniele Viotti

Roma, 11 febbraio 2017

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