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Il mio intervento al Congresso del Pd di Bologna che oggi ha eletto segretario Raffaele Donini. Io gli darò una mano in segreteria come responsabile del programma e dei forum tematici

Abbiamo fatto un bel congresso, alla luce del sole, in cui tante idee, tante proposte, tante persone si sono confrontate sul percorso del Pd e di Bologna nei prossimi anni. Un dbattito chiaro, svolto in sedi pubbliche, documenti scritti, confronti sui social network che hanno anticipato il mese di congressi  che ci sta alle spalle, in cui più di cinquemila iscritti al Pd hanno partecipato all’elezione del nostro segretario provinciale. Ora si parte e le cose da fare, per Raffaele e per tutti noi,  saranno tante. Occorre rimettere a posto da subito la macchina del partito, eliminare qualche bizantinismo organizzativo e rendere il Pd uno strumento più efficace, più utilizzabile e non solo da noi. Ma il partito è, appunto,  il nostro strumento, non il  nostro fine. Il nostro primo obiettivo dovrà essere quello di mettere un partito ammodernato al servizio della nostra azione politica e la nostra azione politica al servizio della buona amministrazione, quella che sa scorgere gli ostacoli al raggiungimento della serenità e del benessere dei nostri concittadini e che sa mettere in campo le misure più efficaci per eliminare quegli ostacoli. È stato per tanti decenni così a Bologna, grazie ad una storia che è la nostra storia.

Il nostro  Carlo Galli, in un saggio di pochi mesi fa, ci ha illustrato una differenza strutturale fra destra e sinistra: la sinistra, a differenza della destra, considera come “giustizia” non uno stato di cose già dato, preordinato, ma un progetto collettivo di emancipazione in cui soggetti autonomi e uguali in dignità e diritti si muovono insieme per liberarsi da impedimenti, dominio e discriminazione, per far germogliare quel seme di razionalità che è nella natura umana e che coincide con  la realizzazione del progetto di vita della persona. Come il grande Almodovar fa dire ad uno dei suoi personaggi più mitici, la transessuale Agrado di “Tutto su mia madre”, una persona “è più autentica, quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa”. Compito della politica è fare in modo che la vita di ogni persona possa essere più autentica perché più in sintonia con la propria aspirazione alla felicità.

Dall’attivazione di una nuova fermata dell’autobus alla definizione strategica delle nuove infrastrutture della mobilità, dall’accesso di un bimbo al nido fino al rilancio dell’industria culturale di Bologna, ogni nostra azione amministrativa, grande o piccola che sia, alla fine dei conti deve corrispondere a quell’idea originaria, così semplice e così complessa: fare in modo che ogni componente della nostra comunità cittadina e metropolitana si senta libero e uguale in dignità e diritti e trovi nel suo impegno e nella sua partecipazione all’azione civile un impulso a cercare insieme agli altri le forme e i modi per realizzare quel germoglio di libertà che ha dentro di sé.

Senza la politica ognuno è solo e non può farcela. Per questo il nostro compito è così importante e la nostra responsabilità così forte e grave. Ma noi abbiamo alle spalle una storia densa a sostenerci e dentro di noi una passione forte ad agire e  a partire da questo oggi dobbiamo dire a Bologna che quella storia e questa passione, tronco e fiori del Partito Democratico sono qui, di nuovo, al servizio della città, non con l’arroganza di chi rivendica una primazia ma con l’orgogliosa umiltà di chi si sente, ancora una volta, al servizio del bene comune.

Sergio Lo Giudice

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