È tempo di Feste, dell’Unità (in Emilia Romagna) o Democratiche (a Firenze). Si riaccende
Ieri a Firenze si è tenuto un incontro di quella rete nazionale che da qualche mese sta ragionando su come rimettere in piedi una struttura adeguata a raccogliere il testimone di Gayleft nel nuovo e diverso (e per certi versi più interessante) contesto del Partito democratico. Eravamo in pochi, com’era prevedibile per un incontro fissato in un pomeriggio lavorativo, ma è stata l’occasione per scambiarci qualche idea. Alcuni giornalisti hanno fatto un salto e ne hanno riferito, in maniera un po’ confusa, sulle loro testate (vedi
Il gruppo lgbt del Pd di Modena (che ha messo su un sito http://lgbt-pd-modena.ilcannocchiale.it/ ) farà un’iniziativa su questi temi domenica 14.
Il
http://festaunita.pdbologna.org/agenda-e-appuntamenti/details/222-lisola-che-non-ce-le-politiche-per-lesbiche-gay-bisessuali-e-trans . In quella occasione – dopo alcuni mesi di gestazione -si presenterà in pubblico la rete bolognese lgbt che intende lavorare col Pd sulle tematiche dei diritti di gay, lesbiche bisex e trans. Intanto procede la programmazione che, dallo stand del Cassero alla Festa dell’Unità bolognese, viene trasmessa in podcast su http://suffragioomosessuale.wordpress.com/.
Sono due le sfide da portare avanti: la prima riguarda la necessità che il Pd riprenda la sua azione politica nel paese e nel parlamento su temi già definiti, come le coppie di fatto o la lotta all’omofobia. L’altra, più impegnativa ma non meno urgente, riguarda l’apertura dentro le sedi di discussione del partito, di temi considerati ancora scottanti, ma la cui discussione non è più rinviabile: l’accesso al matrimonio civile, la responsabilità genitoriale delle coppie dello stesso sesso, la riforma della legge sulla riattribuzione di sesso, l’emersione dal silenzio di gay e lesbiche in divisa.
Mio caro Sergio, che pena che fate. Non voglio offendere nessuno dicendo così, è proprio che a guardarvi seduti su un palco sbagliato, a rappresentare un partito nella migliore delle ipotesi del tutto indifferente, nella peggiore omofobico, davanti a un pubblico di dieci persone, in un orario improbabile, fate pena. D’altro canto, pare non esistano alternative, se non andare in SD o nel PS, partiti che manco arrivano all’1% dei voti. Ma questo non è, non sarà mai sufficiente, per farvi votare o per farvi avere peso e rispetto nel PD.
Che pugili suonati! Ma a chi credete ancora di ingannare? Buona Binetti di zucchero per la Befana.
Fa sempre effetto vedere come chi si sbatte per una causa viene preso per i fondelli da chi assiso comodo al suo computerino sentenzia e giudica. E chi fa più pena? chi comunque ci mette la faccia, la fatica e il tempo, o chi insegue l’Utopia spaccando il capello in quattro e gettando fango su ogni iniziativa? Chi otterrà di più? Davvero l’esempio dei movimenti LGBT all’estero, così trasversali e solidali all’interno, così pragmatici e depurati dal migliorismo, non ti ha insegnato nulla Anellidifumo, proprio tu che fai l’uomo di mondo. Continuiamo a farci del male con le polemichette, dai…
Kulturame, mi dispiace, ma non è che per non essere distruttivi occorra votare per il partito della Binetti, eh.
E poi bada a come parli: io non prendo per i fondelli nessuno, anche perché a Sergio gli voglio bene e lo reputo un amico. Esprimo uno stato di malessere per la situazione a cui è costretto, ma è chiaro che preferisco di gran lunga la posizione politica presa da Grillini, che non quella di chi rimane a fare lo specchietto nel PD.
nessuno chiede di votare PD, non c’entra nulla. L’espressione ” mi fate pena”, riferita a persone che comunque ci mettono la faccia e l’impegno per la causa, in buona fede, specie in un partito omofobo e poco laico, mi sembra non solo scorretta ma anche piuttosto arrogante. Chi non fa, non falla. Come sempre. Non credo che l’impegno delle persone su quel palco sia come tu dici uno specchietto. E’ l’unico tentativo di portare un partito ad assumersi la responsabilità dei diritti civili. Cosa che all’estero si verifica anche grazie al supporto meno spocchioso dei militanti a tutte, tutte le iniziative per la causa. All’estero le persone che erano su quel palco verrebbero ringraziate dal movimento per il tentativo che fanno di portare in Parlamento istanze altrimenti mute, irrise ed escluse. E purtroppo, senza le leggi, come l’esempio estero dimostra, non c’è speranza né riconoscimento. E’ dal Parlamento che devono passare i nostri bei discorsi, è lì che ci piaccia o meno le chiacchiere si trasformano in diritti. Con buona pace di tante mosche cocchiere che credono nel lamentarsi sempre e comunque: io mi ribello al tanto peggio tanto meglio. Per questo, per il loro piccolo onesto testardo e irriso contributo, queste persone non mi fanno pena, ma le ringrazio. E la posizione politica presa da Grillini ed altri, oggi mi pare molto più comoda. Dissociarsi sempre non è segno di autonomia e purezza ideologica: a volte è il tentativo di tenere alla propria immagine ben più che ai risultati. A me, per esempio, interessano i risultati, non il proliferare delle sigle e delle associazioni omosessuali, sempre più sole, sempre più marginali, sempre più ignote alla gente vera ma con mille presidentini e portavocetti che litigano persino sulla sede del pride. Facciamoci un viaggio negli altri paesi europei…
Kulturame, l’espressione potrà non piacerti, ma descrive il mio sentimento. Sarò libero di usarla? A me davvero Sergio e gli altri gay del PD fanno pena. Vedila nel senso virgiliano del termine “pietas”, se non ti piace il concetto.
Fanno pena perché per alcuni di loro non c’è dietro una questione di carriera personale, ma c’è appunto quello che descrivi tu. E quello io lo rispetto, naturalmente, ma non posso nascondermi il fatto che tutto il loro impegno porta poi a nessun risultato. Ossia: il mio non far nulla e il loro impegno portano allo stesso risultato. Non è paradossale?
Quanto alle mosche cocchiere, guarda. Io ho fatto politica attivamente per un quindicennio. Anche dentro Arci Gay Roma, peccato che i capi nazionali di AG abbiano sempre collocato a capo della sezione romana della gentaglia inguardabile. All’epoca mia, i due gatto e la volpe scapparono con la cassa dell’associazione. Ora c’è questo Marrazzo che è una specie di cancro, più che un aiuto alla causa. E ogni volta che parla pubblicamente fa fare un passo indietro alla situazione di tutti.
Io vivo all’estero e da qui non è che possa continuare a far politica in Italia. E allora faccio quel che posso: studio, scrivo libri, tengo aggiornato un blog che fa un pochino di controinformazione e dà dei suggerimenti.
I mille presidentini e portavocetti sono la realtà italiana GLBT. Possono non piacere (a me non piacciono) o piacere, ma sono la realtà. Se si sono create tante associazioni sarà anche colpa del fatto che la principale, Arci Gay, ha dato di sè un’idea poco inclusiva e poco democratica, forse. Conosco bene solo la realtà romana: non sarebbe stato meglio cercare di federare il Mieli quindici anni fa ad AG, anziché cercare di fargli la guerra? Così, tanto per dirne una.
Non ho ancora capito quali siano i motivi per cui qui in Canada la realtà GLBT sia così potente e rispettata, mentre in Italia non conti un cazzo. Può bastare la presenza di due millenni di Chiesa cattolica a giustificare? Secondo me non è tutto lì. Comincio a credere che ci sia una tara genetica nel fatto di essere italiani, e quindi esasperatamente allergici al concetto di “comunità”. Ricordi Guicciardini? Ecco, bravo.
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