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SECONDO COSTITUZIONE
Questa domenica ho partecipato a Bologna all’iniziativa a difesa della Costituzione promossa dall’associazione Libertà e Giustizia e sostenuta da tante altre sigle fra cui Libera, Cgil, ANPI. Sul palco tante voci della sinistra (da Zagrebelsky a Camusso, da Saviano a Rodotà) preoccupate per il processo di riforme costituzionali che sta per avviarsi in Parlamento. La manifestazione era nata a fronte dell’annuncio di una speciale convenzione per le riforme istituzionali, composta da parlamentari ed esperti esterni, che avrebbe dovuto presentare al parlamento una proposta non emendabile: una deroga forte all’art.138 della Costituzione che aveva sollevato tante obiezioni. Quella convenzione non si farà più e le riforme costituzionali avverranno dentro le regole della Costituzione, con una sola deroga che sarà approvata dal Parlamento per consentire alle due commissioni Affari Costituzionali di riunirsi insieme e per consentire comunque un referendum confermativo anche se le riforme dovessero avere la maggioranza dei due terzi del Parlamento. L’attenzione si sposta ora sui contenuti delle modifiche costituzionali: se è abbastanza condivisa la necessità di alcune riforme per consentire di riallacciare la fiducia fra istituzioni e cittadini (l’abbassamento del numero dei parlamentari, la trasformazione del Senato in una Camera delle Regioni), su altre il confronto è molto acceso, a partire dall’ipotesi di trasformazione del sistema parlamentare attraverso l’adozione del semi presidenzialismo alla francese. Un altro tema aperto riguarda la legge elettorale: il centrodestra vorrebbe rimandare alla conclusione del percorso di riforme l’abolizione del porcellum, per garantirsi di tornare al voto con questa legge in caso di voto anticipato. Le proposte del PD di tornare subito al mattarellum (il sistema precedente all’attuale, basato su collegi uninominali) per ora sono congelate , mentre rischia di prevalere l’idea di semplici aggiustamenti alla “legge porcata”di Calderoli. Nei giorni scorsi, insieme a 43 parlamentari del PD abbiamo scritto una lettera in cui solleviamo una serie di obiezioni sul percorso avviato. La riporto qui: C’è molto scetticismo intorno alla via di riforme costituzionali che il governo e la sua maggioranza hanno inteso intraprendere, anche se ovviamente non si tratta più della convenzione di cui si parlava giorni fa, ma di qualcosa di molto più ragionevole. 1. la deroga alla procedura di revisione costituzionale rappresenta un oggettivo problema e un pericoloso precedente; 2. l’estensione delle materie soggette a riforma cui si fa riferimento nella mozione configurano una riscrittura sostanziale della seconda parte della Costituzione la quale semmai esigerebbe un sensibile rafforzamento del sistema delle garanzie procedimentali; 3. è quanto meno discutibile che siano le Camere a chiedere al Governo di impegnarsi a varare un disegno di legge costituzionale che introduca una tale deroga su materia eminentemente parlamentare quale quella della procedura di revisione costituzionale; 4. sulla questione della forma di Governo è indispensabile che il lavoro istruttorio del Comitato sia preceduto da un dibattito e un indirizzo del Parlamento; 5. nella parte finale del dispositivo si prospetta anche l’ipotesi, dalla quale dissentiamo, di un solo progetto di riforma complessiva anziché, come si richiederebbe, di provvedimenti distinti per titoli e materie sui quali, in Parlamento, possano liberamente prodursi maggioranze non precostituite e diverse in ragione dei singoli, specifici oggetti. Del resto, tutti i quattro “saggi” nominati dal Presidente Napolitano che si sono occupati della questione, su questo punto concordemente, hanno prospettato, a conclusione dell’iter, referendum confermativi “distinti per singole parti omogenee”; 6. nel testo della mozione si stabilisce un nesso tra il buon esito delle riforme costituzionali e, a valle, l’eventuale e conseguente riforma delle legge elettorale, con il concreto rischio della ennesima, deprecabile stabilizzazione del “porcellum”, in aperta contraddizione con il solenne impegno da tutti proclamato della sua cancellazione. Dalla manifestazione di Bologna si è alzata una richiesta su tutte: ogni modifica della costituzione deve avvenire con la massima partecipazione e condivisione della popolazione, a cui quella costituzione appartiene. Questo dovrà essere il faro che guiderà ogni modifica di quel testo che prima di essere cambiato dovrebbe soprattutto essere finalmente attuato. Sergio Lo Giudice |
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