Francesca Mambro avrebbe concluso la sua pena nel 2013, dopo 31 anni dalla condanna a nove ergastoli e 84 anni di reclusione. Pochi giorni fa è tornata in libertà per decisione di
Provo imbarazzo per la decisione di legare la solidarietà all’ex terrorista dei NAR alla sua partecipazione ad
Credo però che se su Francesca Mambro pesa una responsabilità enorme ed indicibile, non è su di lei che debba poggiarsi il peso di un’altra responsabilità: quella di un paese malato, incapace di democrazia, costantemente tentato dall’affidarsi a questo o quel potere forte, non importa quanto lecito, che non riesce a ottenere giustizia perché si lascia guidare da persone ingiuste. Mambro e Fioravanti sono stati giudicati e puniti con le leggi dello Stato. Tramite le stesse leggi hanno ottenuto benefici che non sono previsti solo per i reati più lievi ma anche per quelli più gravi. Oggi si sta facendo strada l’idea che la legge Gozzini sui benefici carcerari vada rivista, perché la pena va scontata in carcere fino in fondo. Credo che la richiesta di quella che viene definita la “certezza della pena”, sia del tutto condivisibile, se significa svolgimento dei processi in tempi rapidi, uguaglianza di tutti (premier compreso) di fronte alla legge, un sistema che consenta di scontare la pena prima che il reato vada in prescrizione. Non condivido, invece, la richiesta che gli anni comminati vadano scontati tutti in carcere. Questa richiesta è sbagliata proprio rispetto alle premesse da cui nasce, ridurre l’impatto del crimine sulla società, perché le misure alternative alla detenzione consentono un reinserimento altrimenti impossibile. Se questo vale, deve valere anche per Francesca Mambro.
Lo Stato italiano non può sostituirsi a Dio (anche perché non esiste) e decidere della vita e della morte di una persona. Ma lo stesso discorso vale per chi sceglie coscientemente di uccidere… La certezza della pena è lo strumento più importante di prevenzione generale dei delitti, e maggiore deve essere l’attenzione di un giudice nel momento in cui ci si confronta con temi tanto delicati e delitti tanto efferati. Non sono affatto d’accordo, caro Sergio, con le tue considerazioni. La Pena non ha solo la funzione rieducativa, pur rimanendo quest’ultima la più importante. Decisioni come queste tolgono credibilità ad una Giustizia che già di credibilità ne ha poco. Il messaggio che filtra è: posso ammazzare centinaia di persone, pentirmi, e vivere serenamente gli ultimi 30 anni della mia vita da persona libera e pulita. Lo trovo vergognoso. E ovviamente trovo ancora più vergognoso che ci siano esponenti lgbt che diano solidarietà a chiunque solo per propaganda politica. Trovo tutto questo una totale mancanza di rispetto per i familiari delle vittime ed un’assoluta mancanza di umanità da parte di chi prende certe decisioni o rilascia determinate dichiarazioni.
Ciao Sergio stavo per scrivere delle cose ma le trovo tutte contenutenel commento che mi ha preceduto
Anch’io sono in totale disaccordo con quello che scrivi
sono ASSOLUTAMENTE e TOTALMENTE con familiari delle vittime
una vicinanza senza distinguo, senza introduzione di altri elementi
in questo paese che tende a considerarli scomodi i parenti delle vittime
( “vogliono solo i denari” ha dichiarato Cossiga, vergognoso al giornalista Riccardo Bocca nel libro importante ” tutta un’altra strage”)
Che poi il movimento lgbt possa in qualche modo prendere posizione su questa triste questione della Mambro che veicola messaggi orrendi e favorisce la perdita di una memoria collettiva, lavora in quel senso,
beh preferisco non approfondire.
Gentilmente si potrebbe ridurre Imma Battaglia a quello che è? UNA singola persona e non “il movimento GLBT”!
Non per altro: avvalorandone la deriva autoreferenziale finirà che Imma sarà davvero LA referente e rappresentante di un movimento che, seppur inesistente, non le va dietro.
Giusto questo!
Cari M e Francesca, anch’io – va da sé -sono vicino senza condizioni alle famiglie delle vittime. Quello che ho cercato di spiegare è che quello che è veramente mancato in questi anni a loro – come non si sono mai stancati di ripetere – e all’intero paese sono le risposte alle loro richieste di verità. Un sentimento di coerenza verso quello in cui credo e per cui mi batto in merito al tema del carcere e dell’esecuzione penale mi fa ritenere importante, pur con mille difficoltà, mantenere forte il principio di garanzia di uguaglianza nel trattamento del colpevole di un delitto, anche il più efferato ( e quello della Mambro lo è in assoluto).
Sono d’accordo con te, Andrea: Imma Battaglia rappresenta l’associazione di cui è presidente e non altro. Ma siccome i media le riservano uno spazio importante come esponente del movimento, è bene che, se le sue posizioni non rappresentano un comune sentire, questo emerga.
La certezza della pena deve accompagnarsi alle riduzioni delle pene. In Italia, proprio perché è diffusa la consapevolezza che le pene non si scontano, molte leggi sono state scritte con pene esagerate (non mi riferisco all’omicidio, alla strage, ecc).
Sulla questione Mambro… la vicenda è molto complessa… Anche Curcio è uscito per la stessa legge (è vero che Curcio non ha ucciso nessuno e appunto la pena fu esagerata).
Sulla vicenda Imma Battaglia… beh.. io concordavo con lei nel dire che chiunque governi, noi dobbiamo rappresentare le istanze della gente che rappresentiamo. Ora però, da un po’ oramai, si è spinta oltre, molto oltre. Non più un presentare le istanze a chiunque governi ma una vera e propria adesione al programma di questo governo. Allo stato attuale delle cose mi sembra veramente eccessivo, se non nella logica “ruffiana” del far i complimenti per farsi dare qualche “dolcetto”…
Se sia una tattica vincente o meno, sarà il tempo a dirlo. Io credo che la vera tattica vincente sia la fermezza sulle nostre rivendicazioni, a prescindere da chi governa, se eletto democraticamente.
IMHO
Mirella Izzo
Mah Sergio resto assai perplessa
mi sembra intanto un po’” democristiano” il modo che hai di porre tutto il discorso e di dire che sei dalla parte dei parenti delle vittime e poi di virare dando per scontato che esista un’altra verità. I mandanti, certo, ma se non si parte dagli esecutori e dalla rete attorno alla quale si muovevano, ai mandanti non si arriverà mai, anzi. E poi secondo te ma quei giudici, tanti giudici che hanno lavorato in condizioni difficilissime e fra mille depistaggi erano davvero accecati da un teorema?
Io ho letto tutti gli atti di quel processo di Bologna che sta venendo progressivamente da anni delegittimato e picconato. Che anche tu adombri dubbi su quel processo( il paese è certo malato ma QUELLA volta si arrivò a una sentenza e non a cuor leggero) mi addolora parecchio.
I familiari volevano come tutti vorremmo arrivare ai mandanti ma non credo che siano lieti che gli esecutori( si tratta di UNA SENTENZA PASSATA IN GIUDICATO)
siano in libertà dopo un tempo così breve.
Inoltre, con questo un altro pezzetto di memoria collettiva si sfalda.
Certezza della pena e riduzione delle pene sono ragionamenti non applicabili per reati di strage
le istanze poi del movimento gltb incrociate a questa triste questione mi sembra che più che rinforzate ne escano depauperate e deprivate di forze
Devo tornare a spiegarmi perché rischio veramente di essere frainteso.
1. Io non sto adombrando nulla rispetto alla verità processuale e alla colpevolezza di Francesca Mambro, men che meno che i giudici abbiano messo in campo un teorema. Il processo ha dimostrato che quella di Bologna è stata una strage di matrice fascista.
2. Penso anche – come pensano i familiari delle vittime – che in quella vicenda si siano intrecciate trame diverse, altissime responsabilità istituzionali, depistaggi e coperture di apparati dello Stato più o meno deviati, su cui non sappiamo tutto. Questo lascia aperta quella ferita, sul piano storico e politico oltre che su quello umano. In questo senso la condanna, fosse anche perpetua, di Mambro e Fioravanti non consente di chiudere quella pagina. A questo mi riferivo quando parlavo di un’altra dimensione della vicenda che chiama in causa la storia e l’identità di un paese malato sul piano della democrazia.
3. Tutto questo non può non essere premesso e spero di averlo chiarito meglio adesso. Ma il punto su cui volevo chiamare l’attenzione è che la brutale efferatezza di un delitto non deve mettere in discussione l’idea di una pena che mantenga sempre e comunque una sua funzione riabilitativa. E’ difficile anche per me applicare un ragionamento del genere ad una persona che sul piano umano e politico rappresenta l’esatta antitesi in quello che io credo, ma è la fatica di una coerenza garantista che credo occorra assumersi. Su questo punto (non su altri) mi ritrovo nelle storiche battaglie dei radicali e dell’associazione Nessuno tocchi Caino (presso cui operano persone dalla storia opposta come l’ex Prima Linea Sergio D’Elia e la stessa Mambro).
Per una volta mi firmo col mio nome e cognome, vista l’importanza dell’argomento trattato.
Solo per dire che condivido anche la punteggiatura di questo tuo post, carerrimo Sergio, e che aggiungo solo una considerazione: Imma Battaglia si porterà per sempre la responsabilità delle sue parole di oggi, per il resto dei suoi giorni. A me non interessa che un domani, alle prese con una delle sue celebri svolte, rinneghi quanto ha detto oggi. Non sono cattolico e non credo nel pentimento: Imma Battaglia la pongo al di fuori del consesso delle persone civili e degne di rispetto. Punto.