Se davvero non ci fossero state alternative al governo di larghe intese, oggi saremmo tutti rassegnati alle urne entro novembre con buona pace delle primarie del Pd. Ma adesso che siamo stati trascinati tutti al via, per impedire a un signore di andare in prigione senza neanche passarci, forse appare che quel sentiero stretto cercato da Bersani per alcuni giorni fra marzo e aprile potrebbe essere da qualche parte. E se non si vedeva allora, forse questi duecento giorni sono serviti a chiarire alcune idee e a tagliare via un po’ di arbusti e rovi.

Legge di stabilità e legge elettorale sono i due unici motivi per cui è meglio non votare subito ma rimandare le urne ai primi mesi del prossimo anno, quando potremo chiedere agli italiani a chi affidare la regia dell’uscita dalla recessione e la guida del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea.

La legge finanziaria come quella elettorale non sono dettagli. Definiranno le linee fondamentali della politica italiana sui due fronti più caldi: l’emergenza sociale e quella democratica. Se riusciremo a costruirle senza il pregiudicato e i suoi pasdaran sarà tanto di guadagnato, perché l’Italia ha bisogno di leggi che guardino all’interesse generale e non a quelli di un singolo capopartito.

Se ci sarà il consenso di tutte e le donne e gli uomini che davvero sono in Parlamento per fare il bene dell’Italia, qualunque casacca indossino, queste leggi potranno rappresentare una boccata d’aria per questo parlamento costretto spesso a mediazioni al ribasso da alleati disattenti al bene comune.

Che ci siano alcuni senatori e deputati del M5S disposti a confrontarsi su questo scenario è una buona notizia per chi pensa che dentro quel movimento ci siano anche buone idee e un carico di passione civile lasciati ad appassire da una linea politica dissennata, imposta da leader infastiditi dalle regole della democrazia.

Una maggioranza a termine, di servizio al paese, fondata su pochi punti essenziali sarebbe arricchita da questo contributo. Lo sarebbe una discussione sulla legge elettorale che coinvolgesse tutti quelli che vogliono superare la legge porcata, così come una legge di stabilità che facesse tesoro di alcune sollecitazioni nate nell’ambito del movimento pentastellato.

E magari in questi pochi mesi potremmo anche riuscire a fare insieme alcune leggi tanto attese che rischiano di essere seppellite: dal finanziamento ai partiti al voto di scambio, dall’omofobia al femminicidio.

Quel treno che è passato senza fermarsi in aprile sta per ripassare dalle nostre parti. Chissà che non si riesca, in finale di partita, a dare un senso a questa storia.

Articolo pubblicato sull’Huffington Post

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