manifestazione.gifLunedì sono intervenuto in Consiglio comunale contro lo stillicidio liberticida del governo in atto in questi mesi. Il Consiglio ha approvato un mio ordine del giorno contro le limitazioni al diritto di sciopero  odg-diritto-di-sciopero.doce un altro contro la direttiva Maroni che limita la libertà di manifestare odg-misure-anti-costituzione-28feb09.doc. Ecco il testo del mio intervento in aula su questo secondo punto:

Mi sembra utile ricordare da dove è nato il tema che oggi arriva alla  nostra discussione. È nato da un fatto accaduto nella nostra città, dalla preghiera che il 3 gennaio  molti manifestanti di fede islamica effettuarono in Piazza Maggiore durante una manifestazione politica, dando così occasione ai fotografi di scattare immagini molto impattanti, che nello stesso giorno i loro colleghi stavano scattando a Piazza Duomo a Milano dove si svolgeva una manifestazione analoga.  fronte di un’ondata emotiva nell’opinione pubblica, il Ministro degli Interni Maroni annunciò che sarebbe stato emanato un atto, che poi risultò essere una direttiva ministeriale, per evitare che situazioni di quel genere non si andassero a ripetere.
Ora, lì ci fu una discussione molto accesa e anche interessante nell’opinione pubblica, anche perché su quel tipo di manifestazioni c’erano opinioni differenti.  qualcuno dava fastidio che si potesse effettuare una preghiera islamica di fronte a una chiesa cristiana, ad altri aveva dato piuttosto fastidio il fatto che una manifestazione politica avesse al suo interno delle manifestazioni di tipo religioso. Come in ogni caso in cui si ha che a fare con manifestazioni islamiche nel nostro Paese, i commenti e le opinioni sono differenti a seconda che le si guardi da un punto di vista laico, oppure dal punto di vista di chi piuttosto vuole affermare il primato di una religione sull’altra ed ha fastidio quindi che ci siano espressioni pubbliche di religioni che non siano quelle di maggioranza relativa nel nostro Paese.
Certo è, che lo stesso annuncio da parte del Ministro Maroni, di limitare delle manifestazioni di tipo religioso o di fronte a luoghi religiosi – non si capiva bene dove sarebbe stato il punto di ricaduta –  era in sé inquietante, perché evocava degli atti che comunque avrebbero messo il dito dentro la piaga totalmente aperta in questo Paese della libertà di religione, del pluralismo religioso e della laicità delle istituzioni nel nostro Paese.
Sennonché, anche in questo caso è accaduto quello che sta accadendo per molti aspetti in questo momento cioé a dire che questo Governo direttamente, cioè senza coinvolgere il Parlamento, individua un varco nella discussione pubblica o nell’evolversi della vita sociale in questo paese, per incunearsi con una misura che possa restringere le libertà civili e lo fa, utilizzando quell’evento come una misura strumentalmente utile per affrontare invece una questione più generale e per introdurre limitazioni di libertà più generali.
Lo dicevamo un attimo fa per quanto riguarda la questione del diritto di sciopero, per cui si va a cogliere un fatto specifico quale può essere il disagio per un periodo di eccessiva concentrazione di scioperi nel settore dei trasporti e poi si propone una legge che riduce per tutti la possibilità di scioperare.
È quello che è stato fatto rispetto al caso Englaro, quando si è andati a cavalcare un’onda emotiva nel Paese per mettere in discussione il potere del Presidente della Repubblica di interloquire con il Governo rispetto all’emanazione di un decreto legge ed è quello che si sta continuando a fare in ogni campo dalla vita sociale, basti pensare a come si sta cavalcando il tema della violenza sulle donne per introdurre delle norme che hanno tutt’altri fini, cioè di aumentare la paura sociale nel nostro paese, introducendo delle ronde anti immigrati in maniera surrettizia all’interno di un progetto di legge contro lo stalking, Ed è ancora quello che è accaduto rispetto al famigerato decreto 733, dove per rispondere a un bisogno di sicurezza dei cittadini si arriva addirittura a mettere in pericolo la salute di tutti, tenendo fuori dagli ambulatori gli stranieri irregolari che necessitrino di cure sanitarie, com’è loro diritto fondamentale, e che possono  trovarsi anche in situazioni di infezioni contagiose. È anche quello che è stato fatto in questo caso.
Si utilizzano le foto di una massa di persone in ginocchio a Piazza Maggiore a Bologna e in Piazza Duomo a Milano per arrivare a emanare una direttiva che a differenza di quanto ci si aspettava, affronta come un elemento marginale il tema originario della limitazione di manifestazioni religiose di fronte a luoghi di altre religioni, cioè il tema di evitare scontri religiosi nelle piazze e nelle città del nostro Paese e introduce, invece, in maniera generalizzata degli elementi di limitazione, forte al diritto di manifestare.
Voglio ricordare la nostra Costituzione, che si fonda sull’enunciazione di alcuni diritti fondamentali delle persone, non manca di specificare una possibilità di limitazione del diritto di manifestare, anzi ne introduce non una, ma due: l’incolumità pubblica e la sicurezza. In questi decenni Prefetti e Questori hanno utilizzato questo strumento fornito dalla Costituzione per affrontare di volta in volta il tema e regolarsi in merito a eventuali dinieghi.
La direttiva del Ministero va oltre, perché allarga pericolosamente il raggio di quegli ambiti in cui il diritto di manifestare trova un suo limite: non più solo il diritto all’incolumità pubblica o alla sicurezza, ma il diritto allo studio, il diritto al lavoro, il diritto alla mobilità.
Ora, intendiamoci, qualunque Prefetto, qualunque Questore nella sua città, indipendentemente da questa direttiva, in questi anni ha fatto in modo che il diritto di manifestare e, per esempio, il diritto alla mobilità potessero in qualche modo essere armonizzati.
Io credo che ci sia un patrimonio di esperienza molto grande di relazione tra le autorità pubbliche e gli organizzatori di manifestazioni, in questa città, come in tutte le altre, orientata a far sì che entrambi i diritti possano essere entrambi perseguiti, anche perché a nessun organizzatore di manifestazione fa piacere, evidentemente, nel momento in cui cerca il consenso attraverso una manifestazione pubblica di un’opinione politica, entrare in contrasto con altre legittime esigenze della popolazione.  Quindi, il buonsenso, il dialogo e l’esperienza di buone pratiche concertative, hanno nel corso del tempo prodotto dei risultati da questo punto di vista.
Qua, invece, si va oltre: il Ministro degli Interni chiede ai Prefetti e ai Questori di mettere nero su bianco dei criteri che orientino le decisioni e lo fa dando delle direttive specifiche, limitare l’accesso ad alcune aree particolarmente sensibili. Ma  quali sono le aree particolarmente sensibili?
Un’area militare può essere un’area particolarmente sensibile rispetto ad una manifestazione, ma in che senso può essere particolarmente sensibile un’area come Piazza Maggiore di Bologna? Piazza Maggiore di Bologna è particolarmente sensibile in un  senso preciso: è particolarmente sensibile perché è un luogo in cui nel corso del tempo, la popolazione bolognese si è recata ad esprimere la sua partecipazione civile, perché è la sede in cui si affacciano le finestre del Consiglio Comunale.
Piazza Nettuno è un luogo particolarmente sensibile, nel senso che tocca in maniera particolare le corde della sensibilità civica dei cittadini e  delle cittadine bolognesi, perché è il luogo in cui si trova il Sacrario dei partigiani caduti nella lotta di liberazione, ma non solo, è anche il luogo in cui è collocata la Stele in ricordo della strage fascista del 2 agosto, è anche il luogo in cui è affisso il Bollettino della Vittoria della prima guerra mondiale, cioè è un luogo in cui per eccellenza si esprime il senso civico della popolazione. Così anche Piazza Duomo a Milano è certo un luogo particolarmente sensibile.
Sono i cuori delle città italiane, sono i luoghi in cui le manifestazioni tendono a recarsi, perché il diritto di manifestare pubblicamente le proprie opinioni, naturalmente  – è tradizione – passa attraverso le vie principali della città.
Si fa riferimento a un numero elevato di partecipanti, ma è chiaro che il numero eccessivamente elevato di partecipanti rappresenta già oggi un elemento che viene tenuto conto da Questori e Prefetti per decidere di evitare o meno una manifestazione, anche perché in quel caso si potrebbe legittimamente fare riferimento a un tema di sicurezza, di incolumità dei partecipanti.
Si fa riferimento ancora al fatto che vi siano “obiettivi critici” senza meglio specificare. Insomma, si introduce un ampliamento dei limiti previsti dalla Costituzione in un modo che rappresenta uno stravolgimento reale e concreto di quelle previsioni.
Come fare a distinguere la direttiva del Ministro al decreto del Prefetto. Io  non sono disponibile a che una nostra riflessione seria su questi temi punto venga strumentalizzata come elemento di divisione fa le varie forze politiche della sinistra bolognese, in vista delle prossime elezioni amministrative, perché sinceramente rispetto al tema importantissimo che noi abbiamo di fronte sarebbe veramente un peccato svilire la necessità di una reazione forte e comune con finalità differenti da quelle proprie.
Precisato questo, ribadisco che sono fermamente convinto del fatto che il decreto del Prefetto di Bologna sia profondamente sbagliato, perché va da sé che quel decreto rappresenti l’applicazione sul territorio bolognese di una direttiva che io considero liberticida e anticostituzionale.
Dobbiamo essere molto chiari su questo e ritengo che di fronte a uno stillicidio di misure illiberali che questo Governo sta mettendo in campo, è necessario che noi riusciamo a mettere in campo  una visione comune e una risposta adeguata.
Io, Presidente, presento un ordine del giorno a nome del gruppo del Partito Democratico e chiedo che venga messo in votazione in questa seduta.

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