20130427-210448.jpgIl governo Letta é nato. È il frutto di una legge elettorale assurda, di un’Italia spaccata in tre, di tanti errori e tante furbate. Sul percorso che l’ha fatto nascere rimangono le macerie di un partito democratico da ricostruire dalle fondamenta, il sogno di un cambiamento radicale dell’Italia, le aspettative di tanti in un movimento, quello a cinque stelle, incapace di tradurre in un’azione di cambiamento la rabbia di tanti italiani che si erano rivolti lì.
Enrico Letta ha fatto, nelle condizioni date, alcune mosse azzeccate. Ha tenuto fuori gran parte dei notabili che premevano alle porte, fra cui quattro ex presidenti del consiglio. Ha abbassato drasticamente l’età media dei ministri, portandola a 53 anni. Ha dato un segnale all’elettorato grillino ( e fatto comunque una bella scelta) inserendo la Bonino agli esteri, prima donna alla Farnesina. Ha messo facce nuove e competenti , come Cecile Kyenge e Josefa Idem, ad occuparsi di temi trascurati come integrazione, sport, giovani e pari opportunità , dando con la loro presenza nel governo anche un taglio transnazionale inedito. Cancellieri – il cui impegno contro la mafia era stato lodato nei giorni scorsi da Saviano – presidierà la giustizia, boccone ghiotto richiesto invano dal Pdl. Letta ha saputo abilmente evitare le principali insidie della partenza e il suo governo può fare sperare gli italiani che si riescano a mettere in campo quelle misure urgenti di cui il paese ha bisogno: gli interventi su lavoro e sviluppo, la riforma della politica, la legge elettorale.
Per il Pd si apre una fase urgente di riflessione vera e profonda sui propri errori . Occorrerà mettere a nudo senza ambiguità i difetti di costruzione di una macchina che non corrisponde alla comunità di persone di cui vorrebbe essere lo strumento politico. Quando questo lavoro, spero presto, sarà fatto potremo staccare la spina a questo governo innaturale e senza visione e riprendere il filo interrotto del rapporto con il paese per provare a ricondurlo in un posto migliore.

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