Segnalo con piacere questo articolo di Martina Sereni per il Piccolo di Trieste, dedicato al mio ddl sull’assistenza sessuale per i disabili.


assistenza-sessuale

L’assistenza sessuale per i disabili: una battaglia di civiltà

Aiutare le persone che, a causa della loro disabilità fisica o psichica, non possonocondurre una normale vita sessuale. E’ questo l’obiettivo del disegno di leggeDisposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità”, presentato a Palazzo Madama lo scorso 24 aprile e sottoscritto trasversalmente da tredici senatori del PD, fuoriusciti M5S e Scelta Civica. Tra questi, anche il senatore giulianoAlessandro Maran.

 
«Molte persone in condizione di disabilità – spiega il primo firmatario, il senatore Sergio Lo Giudice del PD – non possono autonomamente intrattenere relazioni interpersonali complete sotto il profilo psicoaffettivo, emotivo e sessuale. E questo non è un tema che si possa scaricare sulle famiglie per la difficoltà del legislatore ad affrontare i temi legati alla sessualità.» Per questo, il disegno di legge introduce la figura professionale dell’“assistente sessuale”. Di che cosa si tratta?
 
Stiamo parlando di un operatore che, a seguito di una formazione di tipo psicologico, sessuologico e medico, “dovrà essere in grado di aiutare le persone con disabilità fisico-motoria o psichico-cognitiva a vivere un’esperienza erotica, sensuale o sessuale – così recita il testo di legge – e a indirizzare al meglio le proprie energie interne, spesso scaricate in modo disfunzionale in sentimenti di rabbia e aggressività”.
 
Il progetto di legge intende colmare un vuoto normativo che c’è nel nostro Paese (la figura dell’“accompagnatore sessuale” è già da tempo presente in DanimarcaGermaniaPaesi BassiSvizzera e Austria) e prende avvio da una sentenza della Corte Costituzionale, la 561 del 1987, che definisce la sessualità “uno degli essenziali modi di espressione della persona umana”, collocandola tra i diritti inviolabili della persona soggetti a tutela dall’articolo 2 della Costituzione.
 
Tale diritto, però, per i disabili viene impedito da una condizione di ridotta motilità, o a causa di un aspetto fisico lontano dai modelli estetici ritenuti attraenti. In certi casi si aggiunge l’impossibilità di pervenire autonomamente a soddisfacenti pratiche di autoerotismo. «Si aggiunga a queste difficoltà – prosegue il testo – la persistenza nella nostra cultura del pregiudizio per cui le persone disabili sono percepite come asessuate, prive di una dimensione erotica e senza un desiderio di intimità. L’impossibilità, con questi presupposti, di raggiungere una condizione di benessere psicofisico, emotivo e sessuale, costituisce una limitazione al diritto fondamentale alla salute.»
 
 A lanciare il dibattito sull’introduzione della figura dell’assistente sessuale in Italia è stato Maximiliano Ulivieriweb designer e blogger affetto da unasindrome neurologica a carico del sistema nervoso, la CMT-1A. Max mi ha spiegato il suo impegno per questa causa:
 
Quand’è iniziata la tua battaglia?
Il mio impegno anche in questo campo è iniziato un paio d’anni fa, con la creazione del sito www.loveability.it , per raccontare storie di amore nella disabilità simili alla mia (sono sposato da cinque anni, e prima del matrimonio ho avuto anche altre relazioni). Poi, però, grazie alle varie testimonianze che mi arrivavano, ho iniziato a rendermi conto che c’erano tantissime persone meno “fortunate”: persone che, per situazioni di disabilità molto più grave, o per il contesto familiare o sociale in cui si trovano, non riescono a vivere la propria sessualità. E quando un giorno, navigando in internet, sono venuto a conoscenza che in altri paesi europei esiste la figura dell’assistente sessuale, mi è venuta la “malsana idea” (per il Paese in cui viviamo) di cercare di portarla anche in Italia.
 
Chi ti ha aiutato di più?
L’aiuto è arrivato da moltissime persone che hanno la capacità di comprendere quanto l’esigenza di poter vivere la propria sessualità sia importante, anche per persone con disabilità gravi. Molte delle persone che mi hanno supportato non sono disabili, ed alcune non hanno nemmeno mai vissuto o lavorato in contesti di disabilità… ma per capire questa battaglia, basta avere un cervello e un po’ di apertura mentale! Per gli aspetti burocratici mi ha aiutato tantissimo Maurizio Nada, mentre a livello scientifico sono stato sostenuto dal presidente dell’Istituto italiano di sessuologia Fabrizio Quattrini… infine, da un po’ di tempo abbiamo anche l’appoggio politico di alcuni senatori, in primis Sergio Lo Giudice del PD.
 
Quali sono state le maggiori resistenze?
I detrattori sono tanti: alcuni sono contrari per motivi religiosi, altri associano la figura dell’assistente sessuale a quella della prostituta. D’altra parte, sappiamo che le battaglie di civiltà in Italia trovano sempre delle resistenze: guardiamo, che so, alla questione dei matrimoni omosessuali… Insomma, scelte del genere fanno sempre discutere, ma d’altra parte non è neanche possibile che 60 milioni di persone siano d’accordo su tutto, no?
 
Che cosa diresti alle persone ostili per far capire loro l’importanza dell’assistenza sessuale?
Io cerco sempre di far provare empaticamente il problema. Quando parlo ai convegni, chiedo a chi mi ascolta di immaginare di avere dodici o tredici anni: quell’età in cui inizi a provare desiderio di esplorare il tuo corpo. Ma non puoi farlo. Prima di tutto, perché non puoi chiuderti in camera: non hai la forza necessaria per andare alla porta e poi distenderti a letto… e poi, scordati di toccarti, perché le tue mani non te lo consentono! Poi, proseguendo nella tua esistenza, non solo non potrai mai toccarti, ma non ti toccherà nessun altro… così, arrivi a vent’anni senza aver mai avuto un rapporto. Poi a trenta, quaranta, cinquanta e così via. Ecco, devi immaginarti una vita così, e chiederti se questa dimensione, che ora hai immaginato di perdere, sia per te una cosa importante. Questa perdita avrebbe influito molto sulla tua esistenza? Io immagino di sì, anche perché non sarebbe una tua scelta, ma una forzatura. Ecco, pensala così, e capisci perché dovresti averne bisogno!
 
Per maggiori informazioni, c’è il sito di Max Ulivieri www.lovegiver.it
  
L’assistente sessuale non avrà nulla a che fare con la prostituzione o con il concetto di “escort”. Sarà un professionista uomo o donna, eterosessuale od omosessuale che, dopo un serio percorso formativo, verrà abilitato ad aiutare le persone con disabilità, siano queste donne o uomini, promuovendo un’educazione all’affettività, all’emotività, alla corporeità e alla sessualità. In che forma? La sua attività non potrà essere oggetto di un contratto di lavoro subordinato né di un contratto di appalto, mentre potrà assumere la forma di “lavoro autonomo cooperativo”, e in ogni caso la prestazione dovrà rimanere caratterizzata da autonomia piena della persona che la esercita.
 
«L’auspicio – conclude Lo Giudice – è che questa legislatura non si limiti ad affrontare le questioni economiche e le riforme istituzionali, ma lavori per superare il gap di civiltà che separa il nostro paese dal resto dell’Europa sulle tematiche dei diritti e delle libertà. Per questo, spero che il disegno di legge possa essere calendarizzato presto in commissione. So però che, data la delicatezza del tema, le speranze di successo di questa iniziativa parlamentare sono legate all’avvio di un franco dibattito nel Paese su questo tema. Spero che questo succeda e mi auguro che le associazioni di familiari di persone disabili diano il loro contributo affinché si accenda una discussione pubblica su disabilità e sessualità.»

Fonte
Il Piccolo di Trieste

css.php