Cara Anna,
intervenendo ieri in un trasmissione televisiva, dopo avere ricordato l’impegno del PD per l’approvazione in tempi rapidi di una legge sul riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso hai aggiunto che “nella nostra Costituzione, il matrimonio e la famiglia sono quelle eterosessuali“.

In verità la nostra Costituzione non definisce mai il genere dei coniugi ma si limita a riconoscere i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.  Come tu, da giurista d’esperienza, ben sai la dottrina riconosce l’evoluzione della nozione sociale di famiglia. Sulla base di questo presupposto la Corte di Cassazione, con la sentenza 4184/2012 ha stabilito che anche le coppie dello stesso sesso sono  «titolari del diritto alla “vita familiare”» con riferimento alla precedente sentenza della Corte Costituzionale 138/2010 e recependo così quanto già sancito dalla Corte Europea dei Diritti Umani.

La Consulta ha affermato con chiarezza che “all’unione omosessuale spetta il diritto fondamentale di vivere una condizione di coppia, ottenendone il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri” e che “spetta al Parlamento individuare le forme di garanzia e di riconoscimento per le unioni suddette” ma si è ben guardata dal porre dei limiti costituzionali alle Camere. La Cassazione ha confermato che, secondo la sentenza della Corte costituzionale, il riconoscimento del diritto al matrimonio tra due persone dello stesso sesso e la sua garanzia ”sono rimessi alla libera scelta del Parlamento”.

Alcuni tra i più autorevoli giuristi italiani hanno confermato questa lettura: Stefano Rodotà (“Nel 2010 la Corte Costituzionale italiana ha ritenuto che solo il Parlamento possa decidere l’estensione agli omosessuali dl diritto di sposarsi”), Gilda Ferrando (“Il fatto che il giudice costituzionale abbia concluso che la famiglia «fondata sul matrimonio» sia intesa dalla Costituzione come riferita alle sole unioni fra persone di sesso diverso e che, di conseguenza, le norme del codice civile che escludono il matrimonio omosessuale possano essere ritenute conformi a Costituzione, non significa anche che il matrimonio omosessuale vada ritenuto incostituzionale’’) Barbara Pezzini (“la sentenza [138/2010] non nega affatto che la discrezionalità̀ del legislatore potrebbe spingersi sino al riconoscimento del matrimonio omosessuale”), Vittorio Angiolini (“tra le soluzioni praticabili per la protezione delle coppie gay non è precluso al legislatore scegliere quella del matrimonio”) e così via.

Il modello tedesco o inglese delle Unioni civili proposto oggi dalla coalizione di centrosinistra consiste nel riconoscimento giuridico delle coppie dello stesso sesso con un istituto per lo più analogo a quello del matrimonio ma distinto da questo. È un modello che mostra la corda tanto che sia l’SPD sia lo stesso David Cameron hanno proposto il suo superamento con l’estensione del matrimonio.

La sua adozione in Italia sarebbe una risposta non completa alle richieste di trattamento egualitario delle coppie gay e lesbiche che oggi chiedono l’accesso al matrimonio civile. Se questo dovesse accadere bisognerebbe spiegarne i motivi alla comunità lgbt. Bersani ha fatto riferimento alla necessità di procedere per passi nella particolare situazione italiana e la composizione del prossimo Parlamento non sarà un elemento secondario per determinare le decisioni da assumere, ma fra le motivazioni di una scelta diversa dal matrimonio egualitario non può essere incluso un divieto costituzionale che la Corte Suprema ha già spiegato non esserci. Credo che questo elemento di chiarezza sia dovuto da parte nostra a chi guarda al nostro partito, nonostante tutte le incertezze del passato e del presente su questi temi, come a un punto di riferimento.

Sergio Lo Giudice
Candidato PD al Senato della Repubblica

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