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A Bologna vince l’astensione e sfonda la lista Grillo, un movimento di giovani con competenze comunicative aggiornate e contenuti post-ideologici. Tolgono un po’ di consensi al Pd (che si consolida sulle comunali del 2009 in termini percentuali – dal 39,9 al 40.1% – ma lascia per strada 20.000 voti) ma soprattutto alla sinistra radicale.

C’è un dato sociale interessante in questo trasferimento di consensi, nella generazione dei social network, dalla sinistra ex comunista o antagonista al movimento grillino. Fatta l’opportuna tara del populismo demagogico del predicatore televisivo che ha li ha messi in moto, questi elettori (per lo più giovani) esprimono una radicalità di richieste che, a differenza dei loro fratelli maggiori o dei loro genitori, non si concretizza in un’ideologia di radicale trasformazione del sistema, ma nella richiesta di un suo più corretto funzionamento. Nel movimento del miliardario genovese non solo non c’è una critica anticapitalista nei termini del rapporto capitale – lavoro, ma neanche  un’attenzione alle diseguaglianze sociali (tanto da trascurare il tema della crisi economica che non fa parte del loro ristretto campionario di cavalli di battaglia). E’ forte invece la critica sui temi del rispetto dell’ambiente, dello spreco di risorse, del rispetto delle regole, della trasparenza delle procedure.

Sul primo punto con loro c’è terreno di scontro politico, perché non di soli forum vive l’uomo e a Bologna sono decine di migliaia i lavoratori che rischiano di rimanere senza stipendio. Sul resto, se vogliamo dare una risposta a quei 14.000 bolognesi che hanno votato Beppe Grillo, la competizione dovrà essere sui contenuti: la realizzazione compiuta di una democrazia moderna e partecipata, fondata sul rispetto delle regole e su una rigorosa etica pubblica, una concezione del rispetto dell territorio avanzata ed inserita in un progetto di sviluppo economico verde, una comunicazione orizzontale e trasparente fra eletti ed elettori sono nel dna del Partito Democratico. Se questo non ci viene riconosciuto c’è un bel problema che dovremo risolvere in fretta.

Sergio Lo Giudice

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