pdmollette-large1

Troppo tempo abbiamo trascorso a ragionare su di noi, sulle regole, le procedure, le primarie, le liste, l’organizzazione. Tempo necessario, per un partito che è nato avendo di fronte a se numerosi compiti, tutti ardui: raccogliere il testimone di culture politiche e forme partito antiche e radicate nella storia italiana; adeguare il partito ad una società che in un decennio ha cambiato le sue forme di comunicazione e di relazione con un’accelerazione inedita; declinare rispetto alle esigenze del territorio la struttura di un partito che vuole essere davvero federale.

Tempo necessario, ma eccessivo nella percezione di tanti cittadini che si aspettano da noi una lettura del futuro e ci vedono troppo ancorati ad organizzare la nostra forma presente. Questa considerazione , d’altra parte, non può farci sottovalutare la necessità di registrare i motori del Pd bolognese, per rendere la struttura organizzativa strumento adatto ad una nuova politica.

Occorre che il prossimo congresso ci consegni un partito rinnovato. Con organi collegiali più efficaci, che siano messi in grado di svolgere fino in fondo il loro compito (alcune proposte interessanti e condivisibili sono contenute nel documento “Per un nuovo Pd”, scaricabile da http://files.splinder.com/e8578dfe26cdbe56ced333e3faec1b7d.pdf) .

Un esecutivo ben più snello di quello attuale (non può reggere una segreteria di trenta persone), composto a partire dall’individuazione delle principali macroaree di intervento del partito, dove le funzioni esecutive (cioè – occorre ricordarlo – l’applicazione delle decisioni assente dalla direzione) sui vari ambiti siano svolte da persone scelte in base al merito e alla passione, rispettando la pluralità interna al partito ma evitando che le cooptazioni correntizie prevalgano sulle competenze specifiche. Occorre prevedere che i componenti dell’esecutivo presentino alla direzione un piano di azione periodico e siano messi in grado di svolgere un’azione rendicontabile e valutabile.

Una direzione più snella (trecento persone sono una moltitudine) che svolga un effettivo compito di direzione politica del partito. I Forum vanno chiaramente collocati all’interno dei processi decisionali del partito: chi lavora alla formulazione di proposte deve poterle sottoporre agli organismi decisionali. Una valorizzazione più forte dell’assemblea dei presidenti dei circoli chiamati a definire un progetto condiviso di azione sulla città attraverso una pianificazione delle procedure, un confronto fra le migliori pratiche, un’organizzazione comune delle modalità di azione e l’ottimizzazione delle risorse dedicate. Il radicamento territoriale dei nostri circoli rimane un formidabile ed insostituibile presidio sul territorio. Ma ogni circolo può avere più forza se è percepito come il nodo di una rete di attività e iniziative rivolte alla città intera. Dobbiamo realizzare in modo diffuso (alcuni circoli già lo fanno) la condivisione delle nostre sedi con le associazioni del territorio, una proposta rilanciata in questi giorni da Antonio Mumolo. Sarebbe un segnale forte di apertura alla città, di servizio al territorio e di relazione con le forze associative. Dobbiamo anche fare un ragionamento avanzato sulla dotazione tecnologica dei nostri circoli e sulla loro capacità comunicativa. Gli studenti della mia scuola usano già in classe la lavagna elettronica. Per loro – che piaccia o no – un circolo Pd senza una pagina su Facebook è un reperto del passato.

Sergio Lo Giudice

css.php