Oggi ho ritirato, insieme a quasi tutti i 14 senatori PD, la mia auto sospensione dal gruppo PD al Senato.

Giovedì scorso avevamo scelto questo gesto di protesta per richiedere un chiarimento di fronte alla sostituzione in commissione Affari Istituzionali di Corradino Mineo e Vannino Chiti, due dei venti firmatari di alcuni emendamenti al disegno di legge del Governo sulle riforme istituzionali. Una sostituzione fatta per prevenire un loro eventuale futuro voto in dissenso dal gruppo sulle modalità di riforma del Senato. Un fatto inedito nella storia del gruppo Pd che ha segnato un’evidente modifica del rapporto fra l’autonomia dei parlamentari e le indicazioni del gruppo, e della relazione fra governo e parlamento.
Ieri abbiamo avuto l’incontro di chiarimento con la presidenza del gruppo che avevamo richiesto. Quell’incontro ha avuto due aspetti positivi.

Il primo riguarda il motivo della nostra sospensione: il pieno riconoscimento del valore dell’art.67 della Costituzione che recita “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.” Si tratta di un principio voluto dai costituenti per salvaguardare le decisioni dei parlamentari da condizionamenti impropri. Sta nella libera valutazione di ogni parlamentare declinare questo principio con la responsabilità verso i propri elettori, il proprio partito di appartenenza, il gruppo parlamentare a cui si aderisce, gli accordi di maggioranza e, in ultimo, con la propria coscienza.

Il capogruppo Zanda ieri ha ribadito che l’art.67 é sacro e si applica senza riserve, in aula e nelle commissioni parlamentari, smentendo così alcuni zelanti interpreti dell’ortodossia che si erano affrettati a sostenere che l’art.67 smette di valere nelle commissioni parlamentari, come se quelle stanze in cui si discutono le leggi potessero essere considerate “constitution free”.

Diverso é il tema dell’organizzazione della presenza dei gruppi e dei loro rappresentanti in commissione e della necessità di salvaguardare in quella sede la tenuta delle maggioranze. Su questo punto abbiamo condiviso la necessità di un chiarimento su come i regolamenti del Senato e del gruppo rispettino quel principio e abbiamo ribadito il nostro giudizio critico sulla sostituzione di Chiti e Mineo.

C’è poi un secondo tema di cui abbiamo discusso, che riguarda il modo in cui in questi giorni è stato trattato da molti esponenti della maggioranza il dissenso interno. L’intero ufficio di presidenza ha sottolineato la stima nei 14 senatori, la legittimità del loro dissenso e la piena dignità politica della loro battaglia politica su un tema importante come la radicale riforma della Costituzione.

Questo ristabilisce per noi le condizioni di permanenza in un gruppo e in un partito in cui vogliamo continuare a fare la nostra battaglia, sapendo bene di stare in un collettivo che ha le sue regole ma rivendicando il valore democratico della pluralità delle posizioni politiche.

Nel merito, aspettiamo tutti di sapere quale testo sarà presentato in aula. In quella sede non mancheremo di proporre, se sarà necessario, le nostre proposte di modifica.

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