(Public Policy) – Roma, 3 ott – Riprendere una proposta già depositata nella scorsa legislatura a Montecitorio da Rita Bernardini e dai deputati radicali in materia di trattamento penitenziario, con il fine di “rendere più umano il periodo di reclusione” per i detenuti e facilitare, alla fine della pena, “il reinserimento nella famiglia e nella società”. É questo l’obiettivo di un disegno di legge al Senato, a prima firma di Sergio Lo Giudice (Pd), che sarà presto assegnato all’esame della commissione competente per iniziare il proprio iter parlamentare. Tra le altre firme al ddl c’è anche quella della vicepresidente di Palazzo Madama, Valeria Fedeli. Secondo la proposta legislativa, che vuole integrare la vigente disciplina penitenziaria (legge n.354 del 26 luglio 1975) si intende attuare la “realizzazione, all’interno degli edifici penitenziari, di locali idonei per i detenuti a intrattenere rapporti affettivi con i propri cari, senza controllo visivo”, rendere più flessibile il regime dei permessi con la possibilità di concederne uno ulteriore “di durata fino a quindici giorni per ogni semestre di carcerazione”, dare la possibilità per i detenuti “di trascorrere mezza giornata al mese con i propri familiari in apposite aree all’aperto all’interno delle strutture carcerarie” e permettere colloqui telefonici ogni quindici giorni ai reclusi “stranieri che non hanno visite da parte dei propri familiari”. Questi i quattro ‘capisaldi’ del ddl, oltre alla previsione, sancita nel primo articolo, che per mantenere i precedenti legami affettivi sia previsto per i detenuti e gli internati” il “diritto a un incontro al mese di durata non inferiore alle tre ore consecutive con il proprio coniuge o convivente senza alcun controllo visivo”. (Public Policy)

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