La ministra alla Salute Beatrice Lorenzin progetta una campagna di comunicazione sulla fertilità con toni e immagini da ventennio e un piano nazionale per la fertilità dai contenuti ancor più arcaici (una chicca per tutte: “E’ utile ricordare che la “sessualità” non è un accessorio del nostro comportamento avulso ed enucleabile dalla funzione riproduttiva, a cui biologicamente è destinata.”) .
Insorge l’universo mondo, dalle associazioni femministe a quelle dei precari senza prospettive di mettere su famiglia.

Matteo Renzi sconfessa la campagna, di cui non era a conoscenza, liquidandola come inutile. Il Comune di Bologna, una delle tre città in cui il 22 settembre avrebbero dovuto svolgersi le iniziative del cosiddetto “Fertility day 2016” denuncia di non essere stato coinvolto in una campagna che definisce inaccettabile e fuorviante e comunica che a queste condizioni la collaborazione salta.

A quel punto la Lorenzin, attaccata da tutte le parti (compreso un Pd eccezionalmente compatto) che fa? Oscura il sito della campagna in attesa che passi la buriana. Alta politica.

La Lorenzin è la stessa ministra che, come ha ricordato oggi GayPost, aveva dichiarato in TV che “tutta la letteratura psichiatrica, da Freud in poi, riconosce la necessità per un bambino di avere una figura materna e una paterna”, costringendo l’Ordine nazionale degli psicologi e l’Associazione italiana di psicologia a dure prese di posizione contro una tale corbelleria antiscientifica .
È anche la ministra che con la scelta di istituire il registro nazionale dei donatori di gameti presso il Centro nazionale trapianti e non presso i centri di procreazione medicalmente assistita, ha messo a rischio la privacy dei donatori, violata da trasmissioni via fax di dati in chiaro) danneggiando così l’effettiva attivazione delle pratiche di fecondazione eterologa. D’altra parte è dalla sentenza della Corte Costituzionale dell’aprile 2014, che ha modificato la legge 40 imponendo la possibilità di accesso al l’eterologa alle coppie sterili, che la Lorenzin pone ostacoli alla sua effettiva realizzazione.

Insomma, non si tratta di un isolato errore di comunicazione, ma di un atteggiamento in cui la ministra persevera: fate tanti figli, ma secondo le indicazioni ministeriali. Residui di uno Stato etico che ci fanno arrossire di fronte all’Europa intera.

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