“Penso che un paese che non avesse questa gabbia storica da controriforma, avrebbe all’ordine del giorno questo tema”. Il tema in oggetto è l’eutanasia e queste parole, pronunciate da Francesco Lizzani dopo il suicidio di suo padre Carlo, la dicono lunga sulle difficoltà ad affrontare nel nostro paese un argomento ancora tabù.

Di eutanasia si era parlato dopo il gesto di Mario Monicelli, uno dei maggiori registi italiani. Per poter effettuare la scelta consapevole di porre fine ai suoi giorni aveva avuto come unica opportunità un volo dal quinto piano di un ospedale romano.

Anche Carlo Lizzani era uno dei maestri del cinema italiano del novecento ed anche lui si era ritrovato dopo i novant’anni a lottare, senza averne più voglia, contro un corpo che lo abbandonava giorno dopo giorno. Un intellettuale dalla mente ancora vivace, capace di decidere se proseguire o meno in un doloroso declino una vita che era stata brillante e ricca di eventi.

Alcuni trovano importanti soddisfazioni in età avanzata, o sopportano il dolore di una malattia incurabile con un attaccamento alla vita che supera ogni sofferenza. Ma chi decida che è venuto il suo tempo perché il dolore è troppo grande non può essere lasciato solo di fronte a una legge ostile che punisce severamente chi allunghi una mano per favorire un’uscita di scena volontaria e consapevole.

Poche settimane fa i promotori della proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia legale hanno presentato al parlamento 67.000 firme di cittadini italiani che chiedono alle Camere di farsi carico di questa discussione.

La proposta prevede che ogni cittadino possa rifiutare, direttamente o tramite dichiarazione anticipata, ogni trattamento sanitario o nutrizionale. Consente inoltre al medico e al personale sanitario di praticare l’eutanasia a un paziente maggiorenne affetto da una malattia incurabile gravemente dolorosa e che ne abbia manifestato in modo inequivoco la volontà.

Un misura del genere potrebbe aiutarci a riflettere meglio su come trattiamo la malattia e la vecchiaia e farci capire che in tanti casi c’è tanto da fare per sconfiggere una solitudine o sostenere una persona in situazione di sofferenza. Ci porterebbe anche a discutere a fondo sulla libertà degli individui e la loro autonomia decisionale Ma è proprio questo, nel nostro paese in gabbia, un argomento ancora scabroso.

Articolo pubblicato sull’Huffington Post

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