Decidere della propria vita comporta decidere anche di quella parte della vita che è l’approssimarsi alla morte. E decidere di quella esperienza del declino del corpo e della mente e dello spirito (comunque lo si chiami), che siamo destinati ad affrontare. Qui entra in gioco un’altra parola difficile da pronunciare e altrettanto difficile da affermare: dignità. Risulta arduo prevedere come la categoria di dignità – che è fondamento e garanzia della titolarità dei diritti – possa essere tutelata fino a quando resti un soffio di vita.
E tuttavia sappiamo che patire sofferenze lancinanti e perdere coscienza di sé e degli altri, precipitare in uno stato vegetativo o in una condizione artificiale di sopravvivenza, corrispondono a una profonda lesione di ciò che è il rispetto di noi stessi. Ecco perché il nesso tra autodeterminazione e dignità è così intimo. La capacità di autodeterminazione quando si è in possesso delle proprie facoltà o come garanzia ora per allora è, di conseguenza, presidio ineludibile per la tutela della propria persona rispetto a un decadimento che potrebbe annichilire volontà e coscienza e relazioni con gli altri e con il mondo.
Dunque, poter decidere rispetto alla conclusione della propria esistenza è, ancor più e prima che affermazione di un diritto, dichiarazione di fiducia nella persona umana e nella sua possibilità di scelta. Una scelta che, finché è possibile, mai va fatta in condizioni di solitudine: l’essere-per-gli altri è uno stato che può realizzarsi in qualunque passaggio dell’avventura umana, compresi gli ultimi atti. Immaginiamo, quindi, che anche questi ultimi atti possano compiersi dentro un pieno di relazioni e interazioni compreso quell’atto estremo che può essere la decisione di interrompere le cure, di lasciarsi morire, di darsi la morte.
In questo rapporto tra autodeterminazione e dignità ravvisiamo, e vogliamo affermare, un’istanza morale in quanto espressione di un senso pieno della vita nell’intero arco del suo svolgersi e fino alla sua conclusione. E in quanto manifestazione di un’idea della persona come profondamente interna a un sistema di relazioni e di sentimenti, e a un vincolo di mutualità e reciprocità. Infine, in quanto rispondente a una concezione della dignità come patrimonio irriducibile dell’unicità della persona.
Per queste ragioni riteniamo che l’eutanasia debba essere sottratta a quelle condizioni di illegalità e a quello stato di mortificazione in cui essa viene largamente praticata oggi. Tutto ciò, evidentemente, non eliminerà il dato tragico che ogni evento di morte comporta, ma potrà contribuire a collocarlo in un contesto dove “il nostro bisogno di consolazione” trovi un po’ di ristoro, dove il dolore non necessario possa essere contenuto e dove la dignità della persona venga rispettata nel momento estremo in cui il corpo e la mente rivelano tutta intera la propria vulnerabilità.
Di conseguenza, si rende necessario che l’eutanasia sia depenalizzata e che, dunque, non venga sanzionato chi, all’interno di una relazione di cura e su richiesta consapevole del paziente, acconsenta a sospendere quella stessa cura, ad accelerare il processo di morte, a prestare assistenza al suicidio o, infine, a compiere un atto eutanasico. In questa prospettiva, chiediamo che venga calendarizzata la proposta di legge di iniziativa popolare numero 1582, depositata alla Camera il 13 settembre 2013.
Luigi Manconi, Ivan Scalfarotto, Ilaria Borletti Buitoni, Benedetto Della Vedova, Sesa Amici, Massimo Bray, Ilaria Capua, Irene Tinagli, Gianna Malisani, Marisa Nicchi, Simona Malpezzi, Daniela Gasparini, Alessandro Zan, Giuditta Pini, Fabrizia Giuliani, Ileana Piazzoni, Michela Marzano, Roberto Rampi, Laura Puppato, Ivana Simeoni, Elena Ferrara, Sergio Lo Giudice, Manuela Serra, Lorenzo Battista, Magda Zanoni, Daniele Capezzone, Silvana Amati, Stefania Pezzopane, Camilla Fabbri, Carlo Pegorer, Alessia Petraglia, Gianluca Rossi, Luciano Uras, Maria Spilabotte, Francesco Palermo, Monica Cirinnà, Maurizio Romani, Peppe De Cristofaro, Lucrezia Ricchiuti, Stefano Fassina, Giovanna Martelli, Elena Cattaneo, Maria Stella Bianchi, Silvia Fregolent, Luis Alberto Orellana.