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In principio fu Bologna. Era il gennaio 1999 quando il Comune di Bologna si inventò  l'”Attestato di iscrizione anagrafica per persone coabitanti legate da vincoli affettivi”, meglio noto come  elenco delle Famiglie affettive”.

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Si era nel bel mezzo della battaglia (infinita) per una legge sulle Unioni civili, e registri di queste unioni erano sorti in tante città italiane. Al di là dell’indubbio valore simbolico e della grande portata politica di quei registri, ci si scontrava dappertutto con la stessa obiezione: non è facoltà dei Comuni creare registri anagrafici aggiuntivi . Così le amministrazioni amiche erano state costrette a trovare l’escamotage di un registro non anagrafico, dal valore solo simbolico ed esterno agli archivi dello stato civile del Comune. Gli stessi Comuni di Empoli e Pisa, coraggiosi apripista, avevano dovuto modificare in questo senso la propria delibera, dopo una prima bocciatura da parte del TAR della Toscana.

Così a qualcuno venne in mente l’uovo di Colombo (o, se preferite, di Cossiga): la Legge anagrafica del 1989, il DPR 223 firmato da due insospettabili pretaioli come il presidente picconatore e il premier Ciriaco De Mita, che all’art. 4 recitava che “per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi”. Così, grazie all’azione congiunta di Arcigay e del Cassero, di un drappello di consiglieri comunali guidati da Marcella Di Folco  e del vice sindaco  Luigi Pedrazzi, storico leader dei cattolici del dissenso, il sindaco di Bologna, Walter Vitali, fece il gran passo ordinando ai dirigenti comunali di rilasciare alle coppie conviventi che lo richiedessero un Attestato che sancisse la costituzione di una famiglia su base affettiva. Per la prima volta quella registrazione veniva formalizzata all’interno dei registri anagrafici.

Qualche Comune emiliano, a partire dal confinante Castelmaggiore, seguì presto l’esempio, ma il primo capoluogo di provincia a seguire Bologna fu Padova, nel 2006. Oggi arriva la bella notizia che anche Torino ha adottato la stessa misura: la prima coppia a ritirare l’attestato è stata, stamattina, quella formata da Debora e Antonella, le due donne che in febbraio erano state unite simbolicamente dal sindaco Chiamparino. Ed ora, sotto a chi tocca.

Sergio Lo Giudice

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