Schermata 09-2456549 alle 13.19.14Il confronto sull’inserimento nei moduli scolastici della parola “genitore” invece di “madre” e “padre” ha trovato a Bologna un ambiente fertile e consapevole. Non per caso: la definizione delle politiche educative a partire dai bisogni dei bambini è elemento centrale della scuola bolognese. La proposta, avanzata a Venezia dalla consigliera del Sindaco per i diritti civili e il contrasto alle discriminazioni Camilla Seibezzi, é stata prontamente adottata da Ready, la rete dei sessanta enti locali contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere di cui il Comune di Bologna è fra i fondatori.

É fuori strada chi pensa a questo provvedimento come a un tentativo di imporre a tutti un modello parziale. L’obiettivo è opposto: fare in modo che ogni bambina e ogni bambino si sentano ugualmente accolti nell’ambito scolastico al di là della specificità delle loro famiglie.

È dovere specifico della scuola costruire un ambiente accogliente per tutti, un contesto in cui le differenze familiari (economiche, sociali, etniche) non influiscano sulla percezione di inclusione, presupposto fondamentale per una serena permanenza a scuola. Genitori single, vedovi, affidatari, famiglie ricomposte o adottive, coppie dello stesso sesso: sono tante le famiglie in cui una definizione specifica della modulistica comporta una necessità di aggiustamento o la sottolineatura di una diversità. Tante famiglie si costituiscono non su legami genetici ma da legami d’amore, che sono quelli realmente fondativi delle relazioni umane.

Non c’è solitudine quando hai accanto chi ti ama. Certo, non è un modulo a caratterizzare l’offerta educativa di un nido o di una scuola. Tuttavia anche la policy di una scuola, la definizione scritta dei suoi intendimenti e del suo approccio educativo, può indirizzare in modo positivo il concreto svolgimento dell’attività formativa. L’esperienza viva dei bambini, tutti figli nostri e tutti piccoli cittadini, la loro serenità e lo sviluppo armonico della loro personalità, indipendentemente dalle condizioni di provenienza, sono i criteri di ogni intervento sull’organizzazione scolastica.

Si lascino da parte i posizionamenti ideologici e si pensi piuttosto alla felicità di bambine e bambini che hanno il diritto, senza eccezioni, a vivere la scuola come un luogo ritagliato a loro misura, che vuole loro bene perché non li fa sentire diversi ma è capace di uguale sensibilità verso ognuno di loro. Rimuovere elementi di disagio per alcuni non produce disagio ad altri, ma contribuisce a costruire la ricchezza di un ambiente plurale che é la ricetta della nostra scuola perché è la ricetta della nostra città.

13.09.13 la Repubblica Bologna

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