Dai 590 reclusi del dicembre 2013 ai 430 di oggi. Anche il carcere di Modena ha risentito positivamente delle recenti misura anti sovraffollamento messe in campo dal Parlamento e dal Governo nei mesi scorsi.
L’introduzione della misura della liberazione anticipata speciale di 75 giorni ogni sei mesi, la ridefinizione delle misure alternative alla detenzione e la recente sentenza della Consulta che ha dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi sulle droghe hanno consentito alla casa circondariale di fornire condizioni di vivibilità dignitose all’interno delle sue mura.
Le misure anti-sovraffollamento, infatti, erano state assunte dopo che la Corte europea dei diritti umani aveva sanzionato l’Italia per infliggere trattamenti inumani e degradanti ai suoi detenuti a causa della eccessiva sovrappopolazione carceraria.
Oggi a Modena la situazione è molto diversa, come ha verificato una delegazione di parlamentari del Partito Democratico presenti questa mattina nella struttura di via sant’Anna. Si sono recati in visita, insieme alla responsabile regionale giustizia del PD avv.Giovanna Zanolini, i parlamentari modenesi Manuela Ghizzoni, Maria Cecilia Guerra, e Stefano Vaccari, il senatore bolognese, componente della commissione giustizia, Sergio Lo Giudice, il sindaco di Castelfranco Emilia Stefano Reggianini e l’assessore modenese alle politiche sociali Giuliana Urbelli .
La messa a regime del nuovo padiglione aperto nel febbraio 2013 ha consentito di separare i 121 ristretti in attesa di giudizio dai condannati in via definitiva. Ad oggi nel padiglione ci sono addirittura dei posti vuotii rispetto alla capienza regolamentare, cosa che per un carcere italiano costituisce una vera rarità La sezione speciale dei sex offenders (che raccoglie anche detenuti provenienti da altre parti della regione) contiene ben 100 detenuti sottoposti a percorsi trattamentali speciali ed anche, come ha illustrato la direttrice Rosa Alba Casella, a sperimentazioni di integrazione con gi altri ristretti. Il 60% degli ospiti sono extracomunitari, il 30% sono tossicodipendenti. La sezione femminile ospita 27 detenute.
La nota dolente riguarda i trattamenti di recupero e in particolare il tema del lavoro. Al’interno della struttura sono disponibili solo 80 posti di lavoro (cucina, pulizia, piccole riparazioni) che, grazie alle turnazioni, coinvolgono un centinaio di detenuti. I corsi di formazione professionale organizzati finora dalla Provincia hanno avuti effetti positivi ma anche una controindicazione: non prevedendo indennità oraria hanno messo spesso i reclusi nella difficile scelta fra formarsi o riuscire a guadagnare quella poche centinaia di euro che in carcere sono utili magari anche solo per comprarsi le sigarette. Purtroppo gli effetti della crisi economica (aggravati da terremoto e alluvioni) hanno abbattuto le offerte di lavoro provenienti dal territorio. Forse un meccanismo virtuoso potrà essere prodotto dalle recenti misure di incentivi fiscali per le aziende che assumono detenuti approvate di recente dal parlamento. Proseguono i tre progetti sostenuti dal comune di Modena, fra cui lo sportello stranieri e l’attività finalizzata al reinserimento.
Va da sé che la casa circondariale di Modena non è esente dai mali storici che affliggono il sistema carcerario italiano, dalla carenza degli organici della polizia penitenziaria alla scarsità delle risorse per la manutenzione ordinaria. Va sottolineato però il dato positivo (che va considerato sempre temporaneo) di una disponibilità di metri quadri per detenuto che non ci costringe a vergognarci, come in passato, di fronte all’Europa.