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Siamo agli ultimi fuochi. Per me questa campagna elettorale è stata un momento di verifica del lavoro di questi anni e  di come il mio impegno fosse stato inteso e condiviso. Il mio bilancio ha un segno positivo e questo mi conforta perché in questa fase di trasformazione e di malcontento non era scontato.

Nei miei mondi di riferimento (chi ha a  cuore  i diritti civili e la  laicità della politica, l’associazionismo, la scuola, il sociale, il territorio del mio quartiere) ho trovato segnali importanti di apprezzamento e di incoraggiamento. C’è consapevolezza della difficoltà del momento politico e dell’opportunità di sostenere il progetto del Partito democratico come l’unico in grado di tirarci fuori dalle secche e costruire un’alternativa al regime populista in cui siamo ormai coinvolti.
Contemporaneamente, ho  trovato consenso intorno al mio modo di stare nel Pd: perseguire l’incontro fra le culture che lo compongono avendo cura che nella sintesi i valori di uguaglianza dei diritti, libertà individuale, laicità della politica abbiano il ruolo centrale che necessariamente gli spettano.
In questi mesi ho conosciuto meglio Flavio Delbono come una persona competente ed affabile, pragmatica ma allo stesso tempo attenta a non cedere sui principi, come ha dimostrato  il suo ripetuto no a chi (dalla Curia alle Acli) avrebbe voluto strappargli un trattamento differenziato fra coppie sposate e coppie di fatto.

Ho ascoltato tante persone: dall’oste del Pratello che chiede un progetto condiviso invece di scontri muscolari alle maestre in prima linea a difendere il tempo pieno; da gay e lesbiche che chiedono interventi concreti contro le discriminazioni  agli abitanti delle periferie che si aspettano iniziative forti per costruire la convivenza con i nuovi immigrati.

Bologna è una città che cambia, forse più velocemente di quanto non si riesca a metabolizzare. La sfida non è guardare all’indietro e rimpiangere la grassa signora di un tempo, ma dare la giusta traiettoria al cambiamento e dare corpo ad una città flessibile e creativa, il cui sviluppo sia fondato sulla promozione dei  diritti di cittadinanza di ognuno. Questa è la città che immagino e che vorrei costruire. Col contributo di chi fra di voi vorrà continuare a darmi fiducia.

Sergio Lo Giudice

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