“Un invito neanche tanto nascosto all’omofobia, una “campagna di inciviltà”. Così, parafrasando le parole di Laura Boldrini, il senatore PD Sergio lo Giudice boccia la campagna di Avvenire e Famiglia Cristiana contro gli “hate speech”, i discorsi d’odio.
“Le parole possono uccidere” recita la serie di manifesti firmate dalla Armando Testa. Una serie di foto belle ed efficaci, che mettono in evidenza un dato troppo spesso ignorato: la violenza che possono avere le parole quando stigmatizzano una differenza di condizione personale, ferendo nell’animo quanto e più di una ferita fisica. Sui manifesti appaiono un uomo di colore, un arabo, un ragazzo sovrappeso, una donna rom e, come proiettili nelle loro teste, quelle parole che tanto spesso si sentono a scuola o sui bus: negro, terrorista,ciccione, ladra. Tuttavia colpisce come un proiettile anche la deliberata esclusione di gay, lesbiche e trans dalla serie indicata, quasi un invito alla liceità dell’insulto omofobo. Non si dica che è un caso o che bisognava pur scegliere: Avvenire e Famiglia Cristiana sono state e sono in prima fila, e con l’elmetto, nella campagna per impedire che la legge contro le discriminazioni (per l’appunto sulla base delle caratteristiche etniche, religiose, razziali) venga estesa anche ai discorsi e ai crimini d’odio motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Ci sono parole che per le due testate cattoliche non possono uccidere. Ma quelle parole, “frocio”, “brutta lesbica”, “deviato” uccidono eccome e lo dimostrano le cronache italiane e in particolare i ripetuti casi di suicidi di ragazzi gay. Ma forse per Avvenire e Famiglia Cristiana quelle vite in fondo valgono un po’ meno”.
Roma, 23 ottobre 2014
Sen. Sergio Lo Giudice
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Gay: Lo Giudice, ‘Avvenire’ su hate speech è omofobica
(ANSA) – ROMA, 24 OTT – “Un invito neanche tanto nascosto all’omofobia, una ‘campagna di inciviltà'”: il senatore PD Sergio lo Giudice boccia la campagna di Avvenire e Famiglia Cristiana contro gli “hate speech”, i discorsi d’odio. Sotto accusa il fatto che tra le foto che caratterizzano la campagna “Le parole possono uccidere” non appaia anche, insieme a quelle di un uomo di colore, un arabo, un ragazzo sovrappeso, una donna rom, quella di gay, lesbiche e trans. E’, dice Lo Giudice, “quasi un invito alla liceità dell’insulto omofobo”. “Non si dica che è un caso o che bisognava pur scegliere: Avvenire e Famiglia Cristiana sono state e sono in prima fila, e con l’elmetto, nella campagna per impedire che la legge contro le discriminazioni ( per l’appunto sulla base delle caratteristiche etniche, religiose, razziali) venga estesa anche ai discorsi e ai crimini d’odio motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. Ci sono parole che per le due testate cattoliche non possono uccidere. Ma quelle parole , ‘frocio’, ‘brutta lesbica’, ‘deviato’ uccidono eccome e lo dimostrano le cronache italiane e in particolare i ripetuti casi di suicidi di ragazzi gay. Ma forse per Avvenire e Famiglia Cristiana quelle vite in fondo valgono un po’ meno”, conclude il senatore. (ANSA).
PH 24-OTT-14 12:04 NNNN
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http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/29/uaar-le-parole-sono-importanti/
Apprezzo molto che abbia fatto notare la mancanza di altre possibili parole d’odio, o meglio la colpevole omissione del tema dell’omofobia. Mi piacerebbe tuttavia che una persona che ha una platea d’uditori ampia come la sua facesse notare anche quanto questa campagna sia una campagna pubblicitaria utile a chi l’ha prodotta, più che alla battaglia sociale che si propone di affrontare. Basti guardare quella misera scritta ciccione, un termine fastidioso messo in disparte probabilmente per non rovinare l’estetica del manifesto, quattro volte più piccola di quella Armando Testa o Avvenire. Il tutto con il plauso, forse i soldi (chi pagherà le affisioni?) e il sostegno dello Stato. Non meno drammatica è poi la speranza anni Ottanta che una pubblicità d’effetto su un tema culturalmente radicato come la discriminazione abbia una qualche efficacia tra i giovani. Temi fondanti la nostra cultura, come la differenza fonte di diseguaglianza e condanna, esposti come pubblicità della Benetton, senza alcuna né sottile né esplicita autocritica da parte della società stessa e delle sue componenti ufficiali (Stato, Chiesa, ecc), dovrebbero improvvisamente diventaree soluzioni al razzismo e agli altri drammi sociali. Infine ammetto che mi piace come lei pensa: vorrei soltanto che ogni tanto muovesse le sue parole oltre la questione dell’omofobia, per vedere un po’ più dall’alto e con meno interesse particolare quale dramma nascondono queste “lotte”, queste battaglie promosse dall’istituzione. La prego dunque, non si riduca anche lei così spesso a difendere pubblicamente una sola bandiera, la sua, anche se è una bandiera stupenda, ricca di colori e opinioni. Buon lavoro e a presto. Giacomo