Il Senato ha approvato in via definitiva, con 147 voti favorevoli, 95 contrari e nessun astenuto, il disegno di legge n. 1288 di conversione del decreto-legge 146/2013, in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria.

Rimane la criticità, che andrà risolta di un garante nazionale dei detenuti di nomina governativa, e quindi senza una reale garanzia di indipendenza dall’esecutivo, come ho segnalato nel mio intervento in aula.

È stato anche approvato un ODG del PD (SCARICA IL PDF), che chiede il potenziamento delle figure professionali necessarie a garantire il buon funzionamento dell’esecuzione penale esterna.

Il mio intervento in aula
Senato della Repubblica – Seduta di Lunedì 17 febbraio 2014

La trascrizione dell’intervento

LO GIUDICE (PD). Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, prendiamoci almeno qualche minuto per parlare nel merito del provvedimento, dopo questo diluvio verbale sulle modalità di conduzione dei nostri lavori.
Il provvedimento oggi in esame – è già stato detto – arriva al Senato con una tempistica tale per cui abbiamo solo poco tempo per votarlo, ed è il motivo per cui non abbiamo presentato emendamenti. Ci teniamo però a che questo decreto venga approvato con il nostro voto, perché è l’atto finale di un percorso che ha prodotto, a partire dal messaggio al Senato e alla Camera del Presidente della Repubblica, una serie di misure che potranno portare ad un affievolimento della pressione carceraria, ciò che costituisce un obbligo preciso.
L’Italia aveva sedici mesi di tempo per adempiere a tale obbligo, e ha davanti a sé solo tre mesi perché questo obiettivo possa essere raggiunto. Mi riferisco evidentemente alla richiesta della Corte europea dei diritti umani di rispondere, attraverso una modifica della gestione degli istituti di pena, alla sentenza Torreggiani ed altri.

Vorrei sottolineare solamente un paio di punti, che mi sembrano positivi, e mettere in luce una criticità che voglio sperare venga presto sanata. Gli elementi positivi sono innanzitutto le misure che riguardano la definizione del reato autonomo di detenzione e cessione illecita di sostanze stupefacenti di lieve entità. Il fatto di aver definito come fattispecie autonoma questo reato, invece che come semplice attenuante di quanto previsto dall’articolo 73 del testo unico sugli stupefacenti, potrà evitare che si verifichi l’effetto che si è prodotto in questi anni, per cui anche chi era colpevole di fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti veniva incastrato in una fattispecie di reato con delle pene edittali molto alte.
L’altro elemento che vorrei sottolineare riguarda una possibilità che viene concessa alle persone tossicodipendenti. Ricordo che stiamo parlando di una percentuale altissima: oggi nelle nostre carceri, su 61.000 detenuti, il 40 per cento è dentro solo per reati legati alla legge sulla droga. Ai detenuti tossicodipendenti viene concessa la possibilità di accedere anche per più di due volte all’affidamento terapeutico del servizio sociale, a discrezione del magistrato, quindi, ove il magistrato ritenga opportuno concedere al detenuto tossicodipendente un’ulteriore chance di accedere a questi trattamenti.

Chiudo con un elemento di criticità, che spero potrà essere sanato presto, e che riguarda l’istituzione della figura del Garante nazionale dei detenuti. Era una misura attesa da tanti, ma nel modo in cui è stata concepita all’interno di questo decreto (un Garante di nomina governativa), non rispetta quelle caratteristiche di autonomia e di indipendenza che un Garante delle persone private della libertà personale dovrebbe avere. Quindi, mi auguro che, varato con questo decreto tale istituto e tale figura, il Parlamento potrà presto tornare su questo tema, per fare di quella figura e di quell’istituto un reale istituto autonomo terzo di garanzia, a tutela dei diritti dei detenuti in modo indipendente dalle politiche dell’Esecutivo. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Buemi).

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