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Si leggono frequentemente sulla stampa dichiarazioni rese da personale della scuola, con le quali si esprimono posizioni critiche, con toni talvolta esasperati e denigratori dell’immagine dell’Amministrazione di cui lo stesso personale fa parte. (…) Esistono specifiche disposizioni normative e contrattuali, che impongono ai dipendenti pubblici in generale, ed al personale del comparto scuola in particolare, di astenersi da dichiarazioni o enunciazioni che in qualche modo possono ledere l’immagine dell’Amministrazione pubblica e di rapportarsi con i loro superiori gerarchici nella gestione delle relazioni con la stampa”.

Queste le chicche contenute nella circolare “riservata ” inviata ai dirigenti scolastici dell’Emilia Romagna dal direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale dott. Marcello Limina.

Nella stessa, si ricorda anche la possibilità di comminare le relative sanzioni disciplinari per “atti non conformi alla responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerenti alla funzione”.

Personalmente, riterrei contrario alla mia responsabilità di insegnante non lanciare l’allarme (non in classe, non è di questo che si parla) contro un governo dell’istruzione deleterio che mira a smantellare l’edificio della scuola pubblica e prefigura una scuola che sta sul mercato al pari di una qualsiasi azienda, come è ben articolato nel disegno di legge firmato dalla responsabile scuola del Pdl Valentina Aprea.

Considererei non conforme ai miei doveri verso il sistema scolastico in cui opero da 25 anni tacere il fatto che le decantate riforme Gelmini altro non sono che un tentativo di fare cassa e, contemporaneamente, abituare gli italiani ad una scuola in cui i maestri vengono tagliati, i disabili sono lasciato senza sostegno, gli insegnanti assenti non vengono sostituiti (le scuole della sola Provincia di Bologna hanno un credito di 23 milioni di euro nei confronti dello Stato per supplenze non pagate, come hanno denunciato giovedì scorso i presidenti degli Istituti comprensivi di Bologna).

La lettera inviata ai dirigenti dell’Emilia Romagna mostra come questo governo vorrebbe i suoi insegnanti: non più coscienze libere, capaci di trasmettere ai propri studenti uno spirito critico, ma spenti replicanti dell’ideologia catodico- populista imperante. Per fortuna siamo fatti di un’altra pasta.

Sergio Lo Giudice

ps. Questa nota non è stata concordata con il mio Dirigente scolastico, con buona pace del dott.Limina.

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