Partito democratico e movimento lgbt: un rapporto difficile da costruire, perché il movimento reclama parole forti e chiare mentre per i dirigenti del futuro Pd l’alleanza con i cattolici democratici produce una prudenza eccessiva sul tema delle famiglie. Così l’incontro organizzato alla Festa nazionale dell’Unità a Bologna da Gayleft domenica scorsa non ha lasciato contenti gli esponenti del movimento ( Aurelio Mancuso, Rossana Praitano e Christian Ballarin) invitati a porre le loro domande ai rappresentanti dei principali candidati alla segreteria nazionale del Pd. Ma ha mostrato agli stessi componenti di Gayleft, quanta strada ci sia da fare e quanto sarà faticoso, e perciò tanto più necessario, il nostro impegno nel futuro partito.

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In verità, alcune parole nuove si sono sentite, soprattutto da Livia Turco, presente in rapresentanza di Walter Veltroni. Chi, come chi scrive, ha conosciuto e combattuto certi suoi passati tentennamenti, è rimasto stupito nel sentirle pronunciare parole molto nette su alcuni temi spinosi. La Ministra della Salute ha annunciato che contrasterà nettamente il rifiuto di alcuni ospedali di ricevere il sangue donato dai gay e che appoggerà una proposta di modifica della legge 164 che consenta il cambio di genere anche senza operazione chirurgica. Si è dichiarata del tutto favorevole a garantire la presenza di persone lgbt nelle istituzioni, anche attraverso delle “quote rainbow”. Ha criticato polizia e magistratura per la gestione della vicenda del bacio gay al Colosseo, affermando che anche se ci fosse stato qualcosa di più di un bacio, questo non può costituire un reato, e che la polizia non sarebbe certo intervenuta a fermare una coppietta etero sorpresa in intimità. Il punto più debole del suo intervento è stata la risposta alla domanda più diretta: i gay e le lesbiche sono o no una famiglia come le altre? Parliamo di diritti concreti delle coppie conviventi – ha detto la Turco – senza pretendere di avere tutti la stessa concezione di famiglia. Una risposta già mediata, perché nasconde la posizione storica dei Ds e della stessa Livia Turco (che da decenni coniuga al plurale il termine famiglie), mentre altri non evitano di dichiarare a chiare lettere che per loro la famiglia è solo quella dell’art. 29 della Costituzione, come hanno fatto la rappresentante di Rosy Bindi, Albertina Soliani, ed Amedeo Piva, rappresentante di Enrico Letta. Va bene l’approccio pragmatico, ma gay e lesbiche vogliono anche che si indichi una visione del futuro e su questo la prudenza è troppa. Starà, come al solito, a noi stessi evitare che questo giochino di ruolo ( la famiglie da una parte, i conviventi dall’altra) non diventi un dato acquisito.

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