Europa pubblica un mio articolo sulla legge 162/2014 che semplifica (e probabilmente rende più appetibile) il matrimonio

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http://www.europaquotidiano.it/2014/12/10/divorzio-breve-lo-giudice/

“Introdurre il divorzio breve è un favore al matrimonio”

Il numero di matrimoni in Italia è in caduta libera. Dai 404.464 del 1971 (il massimo picco nella storia d’Italia, raggiunto subito dopo l’introduzione del divorzio) si è scesi ai 264.026 del 2001 fino ai 194.057 del 2013. I bambini nati fuori dal matrimonio sono uno su quattro (uno su tre in alcune zone del paese) ed in numero sempre crescente. Sembra che, tranne che per le coppie gay e lesbiche che chiedono il riconoscimento della parità di diritti, il matrimonio attragga sempre meno gli italiani.

Questo è sicuramente dovuto ad un sistema di diritti e doveri che in tanti casi non rende conveniente unire le sorti e i redditi. Ma è indubbio che uno dei motivi per cui soprattutto le giovani coppie guardano con diffidenza al contratto matrimoniale è la lunghezza e la farraginosità del sistema di scioglimento. “Divorzierai con dolore”, sembra esser stato il monito del legislatore nei quarant’anni e più trascorsi dall’avventurosa introduzione del divorzio nel nostro codice civile, quasi a compensare l’abbandono dell’indissolubilità con la fatica di ottenere lo scioglimento del matrimonio.

Oggi il parlamento sta finalmente approvando la modifica della legge del 1970 nella parte che riguarda i tempi dello scioglimento. Il testo già approvato dalla Camera ha ridotto i tempi della separazione dai tre anni oggi previsti a dodici mesi, che diventano sei in caso di separazione consensuale.

La commissione giustizia del Senato, che ha licenziato a larga maggioranza un testo per l’aula, ha ritenuto di riconoscere una possibilità in più e di consentire alle coppie senza figli minori, con disabilità o, se minori di ventisei anni, non economicamente autonomi la possibilità di divorziare consensualmente senza passare dalla fase della separazione. Un “divorzio diretto” che risolverà fra l’altro il fenomeno crescente dell’esilio divorzile, che vede tante coppie italiane andare a divorziare all’estero per poi farsi riconoscere in patria l’avvenuto divorzio.

Il presupposto del divorzio diretto è il riconoscimento, in assenza dell’interesse prioritario di figli minori o non autosufficienti, della libera volontà di due adulti consenzienti di sciogliere il loro rapporto senza impedimenti.

La legge 162\2014 varata il mese scorso dal parlamento ha introdotto la possibilità di accedere a separazione e divorzio senza passare da un tribunale, ma rivolgendosi direttamente al sindaco o a un ufficiale di stato civile suo delegato o attivando una procedura di di negoziazione assistita da avvocati. Il divorzio senza separazione invece, dovrà avvenire davanti a un giudice, a maggiore garanzia che la rapidità dei tempi non comporti una mancanza di consapevolezza e di libera determinazione di entrambi i coniugi. Un divorzio più semplice che probabilmente renderà il matrimonio più appetibile perché più adeguato ai nostri tempi.

Sergio Lo Giudice

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