Ecco il mio intervento in Consiglio comunale sulla direttiva contro le manifestazioni davanti ai luoghi di culto annunciata dal Ministro degli Interni ( e puntualmente arrivata : direttiva-maronigen09.doc ).
Qualche giorno fa, rispondendo in aula ad un’interrogazione parlamentare, il Ministro degli Interni Roberto Maroni ha pronunciato una frase che ha destato un certo allarme. Ha detto: ho preparato una direttiva che verrà inviata a tutti i prefetti, affinché fatti come quelli avvenuti davanti al Duomo di Milano non abbiano a ripetersi. I fatti a cui Maroni si riferisce sono i fatti accaduti contemporaneamente anche a Bologna, cioè una processione che ha avuto un momento di preghiera collettiva in Piazza del Duomo a Milano e in Piazza Maggiore a Bologna.
Io, come ho già avuto modo di dire, non ho visto con simpatia questo tipo di decisione. Mi ha un po’ inquietato la sovrapposizione forzosa fra la manifestazione politica e l’espressione di un momento di preghiera, soprattutto in forme come quelle che sono avvenute sia a Milano e sia a Bologna, cioè non di preghiera individuale, ma di preghiera collettiva. Quasi a volere significare – che sia stato nelle intenzioni dei promotori o che sia scappata di mano la situazione – una sorta di sfida fra religioni. Credo che l’ultima cosa di cui noi abbiamo bisogno in questo momento è uno scontro fra religioni, e sarebbe quindi molto importante che il fatto religioso resti ai margini di una manifestazione politica. Con questo non voglio intendere che il fatto religioso debba essere confinato nella sfera privata, nel senso che non possa entrare a fare parte del discorso pubblico, credo però che ci debba essere sempre la consapevolezza della necessità di tenere separati questi due momenti.
Ma, fatta questa premessa, ritengo che un annuncio come quello fatto da Roberto Maroni sia impraticabile perché incostituzionale, dato che l’articolo 17 della nostra Costituzione prevede la libertà di manifestare come diritto fondamentale che può essere limitato solo a determinate condizioni, che la nostra stessa Costituzione ci indica, cioè comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica. Manifestare non è , quindi, un atto che possa essere, volta per volta, in disponibilità del Ministro o del Prefetto o del Questore, ma un diritto inalienabile della persona che trova un limite solo nel caso in cui si debba tutelare un diritto superiore. La dierttiva annunciata da Maroni sarebbe poi impraticabile perché entrerebbe a gamba tesa in un discorso complesso, quale è quello della limitazione ad un’attività religiosa, che andrebbe estesa in maniera generalistica a tutte le religioni, ma così arriveremmo al paradosso per cui la processione di San Luca dovrebbe limitarsi dal passare da questa o quella strada perché potrebbe esserci la Chiesa Evangelica piuttosto che un luogo di preghiera buddista. Altrimenti non sarebbe possibile, perché sarebbe contrario all’ordinamento italiano e all’ordinamento vincolante europeo, porre dei limiti di questo genere sulla base di un’appartenenza a questa o quella religione.
Per questi motivi, credo che annunci di questo genere facciano solamente danno a una discussione complessa, che va trattata con grande delicatezza, che riguarda non solo il principio della libertà di manifestare, ma anche il principio della libertà religiosa, che è assai importante proprio perché cerca di tutelare la libertà di religione all’interno di un sistema pluralista. Un sistema in cui esistono diverse religioni, al di là dell’adesione quantitativa all’una o all’altra, e in cui trova posto con una sua dignità una posizione atea o agnostica, di non adesione a questa o a quella religione, che deve essere trattata con la stessa dignità. In questo contesto, pretendere che sia una direttiva ministeriale a dare le regole, significa perseguire un atteggiamento su cui purtroppo il partito di appartenenza del Ministro Maroni continua a insistere: istigare ad uno scontro fra religioni. Non è questo il modo con cui il Ministro degli Interni può garantire la sicurezza e l’incolumità dei cittadini.
Qualcuno ha voluto paragonare la preghiera di Piazza Maggiore del 3 gennaio a quelle simpatiche iniziative della Lega Nord, che portava i suoi ad inquinare i luoghi in cui sarebbero dovute sorgere le moschee. Personalmente ritengo che quelle iniziative della Lega Nord fossero animate da un intento maggiormente offensivo, esplicitamente sprezzante nei confronti di un’altra religione, ma comunque ritengo urgente uscire da una contrapposizione identitaria su base religiosa per cercare di garantire, con le armi della democrazia e attraverso l’applicazione dei principi costituzionali, la libera espressione del pensiero religioso o non religioso di ognuno insieme al libero diritto di manifestare di ogni cittadino, qualunque sia la sua religione, qualunque sia la sua condizione.
Tutto condivisibile, Sergio.
E grazie di averlo detto in Consiglio Comunale.
Oltre a pagare circa 700 mila euro l’anno per edilizia di culto, i cittadini bolognesi dovrebbero pure girare al largo dalle mille chiese spesso vuote e mai condivise tra i fedeli di religioni diverse, per una sorta di superiore rispetto che si deve loro?
Superiore rispetto che in questi termini diventa l’ennesimo privilegio.
In questa faccenda, gli atei e gli agnistici dovrebbero semplicemente tacere. E’ concesso dire che dio esiste (anzi si indottrinano i bambini dai 3 anni di eta’ tra le mura della scuola pubblica) ma e’ vietato dire che per milioni di italiani non esiste o e’ come se non esistesse, come la videnda degli “ateobus” genovesi insegna
Roberto Grendene
Circolo UAAR di Bologna
….il fatto religioso debba essere confinato nella sfera privata.iO INVECE SAREI PROPRIO DI QUESTO AVVISO.RITI,E TUTTO CIO CHE ATTIENE ALLA SFERA religiosa dovrebbe avvenire esclusivamente all’interno dei luoghi di culto o in abitazione private.IN LUOGO PUBBLICO VIETEREI ANCHE TUTTI I SIMBOLI O ABBIGLIAMENTI,O INDUMENTI CHE CARATTERIZZANO O MEGLIO CHE IDENTIFICANO LE VARIE RELIGIONI.LA RELIGIOSITA E E DEVE RIMANERE UN FATTO INTIMO.I DISTINTIVI SANCISCONO L’APPARTENENZA QUINDI LA DIFFERENZA QUINDI LA DIVISIONE.