Il 25 giugno lo Stato di New York ha esteso il matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso. Un’esplosione di gioia e commozione ha attraversato la comunità gay e lesbica di tutto il mondo. A me ha ricordato l’emozione intensa di essere al Pride del 2005 a Madrid, poche settimane dopo la legge sul matrimonio. Due giorni dopo a San Pietroburgo la polizia ha arrestato 14 attivisti Lgbt che avevano tentato di dare vita ad un Pride nella città russa. Due di loro sono stati picchiati, uno dalla polizia , uno da contro-manifestanti omofobi: lo stesso sconcertante scenario in cui mi ero trovato nel 2006 al tentato primo Pride di Mosca. A 42 anni da Stonewall la situazione di gay e lesbiche in questo terribile intricato mondo cambia inesorabilmente, con forti strappi in avanti ma anche forti contraccolpi, come ci aveva ammonito l’assassinio di David Kato in Uganda in apertura del nuovo anno.

 

Anche qui da noi grande è la confusione sotto il cielo. La prima benedizione di una coppia gay in una chiesa valdese si guarda a distanza con l’ennesima pregiudiziale di incostituzionalità presentata alla camera contro la legge sull’omofobia da integralisti cattolici, atei devoti e papponi in cerca di assoluzioni su questa terra. Gay e lesbiche vengono ricevuti dalle più alte cariche dello Stato mentre nella maggior parte delle scuole del paese gli adolescenti omosessuali vivono la stessa sensazione di essere gli unici al mondo delle generazioni precedenti.

 

Nel 2011 l’Italia è stata scossa da mobilitazioni di piazza che hanno mostrato che sotto quel sarcofago di cemento che sembrava diventata l’Italia berlusconiana ci sono forme di vita reattive e pronte a riprendersi la terra. Le folle di cittadini che hanno fatto la fila per le primarie del centrosinistra, la marea di studenti e insegnanti scesi in piazza per la scuola pubblica, i fiumi di donne ( e uomini) scesi nelle piazze di tutta Italia il 13 febbraio, e poi le vittorie del centrosinistra a Torino e Bologna, a Napoli e Milano, e la sorprendente vittoria degli italiani ai referendum….

 

Fra tutti questi eventi, ce n’è uno che ha fatto parlare di sé per qualche giorno e poi basta. Nonostante si sia trattato della più grande manifestazione per i diritti civili avvenuta in Italia forse da sempre, sicuramente il più partecipato corteo Lgbt , più del World Pride del 2000. Il tema di questi giorni (questi, non altri, dopo sarà troppo tardi) è come non disperdere questo risultato, come evitare che, come accadde nel 2000, quel successo si disperda fra guerre intestine e occasioni mancate.

Allora, per celebrare nella maniera più utile il nostro anniversario, metto in fila due propositi per vincere prima (prima o poi va da sé che vinceremo, ma mi piacerebbe esserci):

1.Costruire il soggetto unitario del movimento Lgbt italiano. Una federazione rappresentativa della complessità della nostra comunità, che sappia creare le sintesi necessarie per parlare con una voce sola.

2.Dare vita ad una campagna mirata ed unitaria per l’estensione del matrimonio alle coppie gay e lesbiche. Un obiettivo che può non essere il principale per la vita molti e molte, ma che politicamente è quello che può dare più forza ad un movimento che parli in modo chiaro, forte e soprattutto intonato.

Noi siamo il movimento Lgbt. Noi chiediamo la piena uguaglianza. Se riusciremo a comunicare con l’autorevolezza necessaria e con la forza adeguata questi due semplici concetti (cosa c’è in fondo di più semplice della nostra richiesta di essere trattati alla stregua degli altri?) avremo fatto gran parte del lavoro. Buon 28 giugno.

 

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