“Oggi ho ricevuto un importante contributo di idee per il mio programma, a cui tengo molto, da parte del senatore Sergio Lo Giudice. Ho perciò deciso di inserire nel programma una sezione dedicata esclusivamente alla comunità LGBTI.

Ad essere sincero, come ho spiegato a Sergio, nel programma non ho fatto menzione a questa comunità pensando che la mia storia politica, le mie azioni amministrative (ricordo che per la trascrizione dei matrimoni gay all’estero sono stato perfino indagato!) e le mie dichiarazioni degli ultimi mesi (“sarò il primo Sindaco a celebrare un unione civile e lo farò in Sala Rossa”) fossero sufficienti a chiarire che il tema dei diritti a Bologna è stato e sarà fattivamente affrontato. Di più, penso di essere il solo candidato in grado di garantire continuità nella collaborazione con la comunità LGBTI cittadine.

Detto ciò non voglio che residui alcuna ambiguità sul tema dei diritti a Bologna, non voglio che rimangano dei “non detti” o dei dubbi. Per questo, ribadisco: “Bologna è la città dei diritti. Dei diritti delle comunità LGBTI, dei diritti di tutte e di tutti”.

Pertanto accolgo volentieri e faccio mie le parole che mi ha consegnato l’amico Sergio Lo Giudice:

“Bologna è da sempre laboratorio di inclusione sociale e promozione dei diritti di cittadinanza delle persone LGBTI. Il sostegno a quanto è nato e cresciuto nella società bolognese, insieme ad autonome politiche istituzionali di contrasto alle discriminazioni e promozione della piena cittadinanza fanno della nostra città una comunità civica dagli standard europei.

Il supporto agli investimenti sociali e culturali delle associazioni omosessuali e transessuali, una politica degli spazi adeguata alle necessità, la creazione di azioni inclusive nei confronti delle nuove famiglie, un welfare attento a chi subisce discriminazioni multiple o somma all’esclusione sociale lo stigma per la propria identità continueranno ad essere obiettivi dell’amministrazione. La nuova legge sulle unioni civili consentirà finalmente di dare solida cornice istituzionale a politiche di eguaglianza fra le famiglie. In accordo con le associazioni verificheremo la possibilità di destinare uno spazio confiscato alla mafia come luogo di accoglienza per le vittime di omofobia e transfobia. Bologna, già parte della rete delle città italiane contro le discriminazioni (Ready) aderirà anche alla rete internazionale Rainbow Cities Network, per confrontare le proprie buone pratiche con quelle più avanzate al mondo”.

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