Intervento di Sergio Lo Giudice in Consiglio comunale

Sergio

Sugli eventi del 17 maggio scorso a bologna durante le celebrazioni della giornata internazionale contro l’omofobia è stato scritto troppo e troppo poco.

I fatti sono noti: durante la manifestazione organizzata dalle associazioni gay, lesbiche e transgender bolognesi, mentre il breve corteo, autorizzato, passava di fronte alla Cattedrale una parte dei manifestanti, hanno messo in atto un sit-in di alcuni minuti di fronte alla Chiesa.

È indubbio che si sia trattato di un gesto molto forte, che ha interrotto una tradizione più che ventennale di assenza di qualunque gesto di disturbo da parte della comunità gay e lesbica bolognese nello svolgimento di qualunque iniziativa o cerimonia di carattere religioso in città e , in particolare, di quelle relative alla Madonna di San Luca.

Nonostante la devozione nella Madonna sia stata brandita da molti e per anni come una clava per negare diritti di cittadinanza a gay e lesbiche; nonostante l’allora cardinale Biffi si compiacesse di paragonare gli omosessuali ora ai necrofili ora agli zoofili; nonostante la curia avesse modificato il percorso della processione per evitare che la cerimonia potesse essere contaminata dalla presenza di peccatori contro natura nella sede di porta Saragozza, mai quelle cerimonie sono state oggetto della minima interferenza.

E quando, nel maggio 2002, col trasferimento del Cassero alla Salara, Porta Saragozza diventava Museo della Madonna, così il Cassero scriveva a mons. Biffi:

Caro Cardinale,

ben tornato al Cassero.

Quel luogo da cui, per tradizione, ha origine il cammino della processione della Madonna di San Luca torna così a quella funzione da cui la curia da lei oggi guidata aveva ritenuto di sospenderlo per vent’anni.

I fedeli che torneranno in quella piazza, accanto a quella porta di Bologna, troveranno un luogo che parla di vent’anni di storia non trascorsi invano. Quelle mura, quella torre, ogni pietra di quell’edificio, sono state testimoni di un’esperienza di democrazia e civiltà che è un pezzo importante della storia recente della nostra città.

La curia bolognese in questi anni si è tenuta lontana da quelle mura, e vi ha tenuto lontana la Madonna di San Luca. Sinceramente, non sappiamo spiegarci il perché. Sono state numerose, invece, le collaborazioni sociali, culturali, politiche con tante delle anime bolognesi del cattolicesimo che nel Cassero hanno riscontrato la stessa ansia di giustizia, lo stesso spirito di solidarietà, lo stesso impegno di libertà.

Oggi al Cassero rimane una storia intessuta di solidarietà, di libertà, di amore. Siamo certi che la Madonna di San Luca sarà contenta anche per questo di essere affrancata dal suo esilio coatto e di rivolgere un sorriso al Cassero. Siamo certi che il Cassero risponderà a quel sorriso.

Cosa è successo in questa città da allora? Cosa è successo in questo paese? Cosa ha avvelenato un clima di polemiche anche accese ma che manteneva perlomeno un fondo di serenità?

Il fatto è che l’accresciuta visibilità di gay e lesbiche e delle tematiche relative ai loro diritti e a quelli delle loro famiglie sta producendo sempre più reazioni scomposte e fatti inquietanti.

Cito solo alcuni degli episodi accaduti nel nostro paese negli ultimi dieci giorni

Venerdì 11 maqgio in una scuola media di Treviso un dodicenne finisce in ospedale con una contusione cerebrale e un trauma cranico. pestato da un compagno di scuola che da mesi lo prendeva in giro dicendogli che era gay.

Sabato 12 maggio un ventunenne di roma, Francesco P, viene pestato al grido di sporco frocio da quattro giovani dai 18 ai 22 anni all’uscita di una discoteca gay a Roma.

Domenica 13 maggio, di fronte all’abitazione di Matteo Marliani, candidato alle elezioni comunali per Rifondazione Comunista a Pistoia, vengono lasciati alcuni volantini intimidatori con minacce di morte e pesanti insulti, siglate con una croce celtica .

Lunedì 14 maggio a Milano del presidente dell’Arcigay provinciale Paolo Ferigo, viene sbeffeggiato e poi picchiato da tre dipendenti comunali in una pizzeria del centro.

Giovedì 17 maggio a Rovigo un gruppo di estremisti di destra massacra di botte un ragazzo di 21 anni accusandolo di essere gay.

Venerdì 18 scoppia il caso di Donato Di Matteo, il capogruppo Ds al Consiglio regionale d’Abruzzo, che in una commissione parla con disprezzo di “finocchi” a proposito dei gay.

Sabato 19 il direttore del coro di una parrocchia bresciana, Emiliano Facchinetti, denuncia di essere stato cacciato via da qual ruolo perché gay. Qualche giorno dopo appare un cartello sul portone di casa sua: “«Il coro di San Pancrazio non vuole essere diretto da nessun culattone».

Domenica 20 maggio. Ignoti scrivono “froci di merda” in caratteri cubitali , due metri per due, sulla porta dell’Arcigay di Grosseto.

Di fronte a questo, oggi più di ieri gay, lesbiche e trans si avvertono soli, senza referenti politici efficaci.

Si sentono vilipesi e oltraggiati giorno dopo giorno, mentre cresce la sensazione che ci si stia abituando a questa escalation di violenze e offese senza reagire.

Si avverte una mancanza delle elite politiche e culturali nel dare risposte a questa assenza di prospettive, a Bologna come a livello nazionale.

La curia di Bologna non è esente da responsabilità rispetto al clima che si è creato. Basti pensare alle dichiarazioni di monsignor Caffarra sull’omosessualità. Ne cito solo una:”.

Quante e quali voci si sono levate in questa città quando il cardinale Caffarra ha usato parole brucianti contro la dignità di gay e lesbiche quando ha definito le coppie dello stesso sesso come portatrici di una cultura di morte? O quando il vice presidente del Senato Calderoli, per l’ennesima volta la scorsa settimana ha definito “culattoni” le persone omosessuali? O quando l’esponente teodem Paola Binetti ha definito “devianti” i gay e le lesbiche?

A destra i laici e i liberali faticano a assumere posizioni autonome e moderne su tema dei diritti civili, mentre in Francia persino un reazionario come Sarkozy ha annunciato una legge sulle unioni gay ben più avanzata dei Pacs.

Il Vaticano continua a sparare bordate che mirano ad elevare il livello dello scontro sociale, come quando mons. Angelo Amato, numero due della Congregazione per la dottrina della fede, ha detto ha definito un atto di terrorismo la proposta di legge sui Dico, paragonandola al terrorismo dei kamikaze

A sinistra c’è un’evidente fatica a trovare il modo di dare risposte soddisfacenti alla richiesta di uguaglianza di diritti di gay , lesbiche e trans.

Il sindaco ha lanciato un invito: fermatevi e riflettete. Io lo faccio volentieri mio, ma chiedo a tutti voi di fare lo stesso. Fermiamoci e riflettiamo sul perché una minoranza i cui diritti sono riconosciuti in tutta Europa e negati in Italia ha perso la pazienza e la compostezza.

Perché qui rischiamo tutti di perdere qualcosa.

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