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Domani, 27 gennaio, è il Giorno della Memoria: per non dimenticare la Shoah, per non ripetere quegli errori. Fra le iniziative in programma, come ogni anno, ci sarà la deposizione di una corona preso il triangolo di marmo rosa che ricorda le vittime omosessuali del nazifascismo (9.15 del mattino, giardini di Villa Cassarini, di fronte allo storico Cassero di porta Saragozza).

Domani, 27 gennaio, è anche il giorno della manifestazione regionale della Fiom – Cgil, per fare sentire la voce dei lavoratori di fronte a chi vuole imporre un modello di relazioni sindacali  che riduce diritti fondamentali.

Ci sarà forse un ingorgo di iniziative fra piazza Maggiore e il Sacrario ai Caduti, ma questa coincidenza mette in luce una consonanza profonda fra due appuntamenti pur così diversi fra loro. La storia dell’uomo – sembrano dire entrambi gli eventi – non è un percorso lineare verso il sol dell’avvenire, ma neanche una faticosa salita in cui raggiunto un gradino quel che resta è di affrontare quello successivo. Il principio della dignità delle persone,  il riconoscimento e la tutela dei loro diritti non sono obiettivi che si raggiungono una volta per sempre, ma territori aperti, attaccabili ed espugnabili. Le immagini delle coppie gay che danzavano liete nei cabaret della Germania di Weimar, per la prima volta nella storia ma pochi anni prima della deportazione nei lager, ci parlano della precarietà della giustizia nel mondo. In altro modo, l’abbandono in giro per l’Europa di diritti sociali conquistati in due secoli di lotte ci ripete che i diritti acquisiti non lo sono per sempre e che il terreno della libertà delle persone, della loro autodeterminazione , della ricerca della felicità va coltivato ogni giorno.

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