È stato un gran bel Pride, quello di Genova. Una manifestazione grande, ricca di sigle, gioiosa. In una città magnifica, dalle strade abbastanza piccole da fare massa ma abbastanza grandi da permettere a carri e striscioni di sfilarvi dentro, c’eravamo proprio tutti: i bambini in carrozzina o sul trenino che apriva la parata, le mamme (ormai nonne) dell’Agedo, le diverse sigle di gay credenti (compresi i buddisti di Arcobalena) i gay in divisa di Polis Aperta, gli “etero scontenti”, la sezione lgbt di Amnesty International, oltre al lunghissimo elenco delle sigle storiche del movimento, la cui lettura dal palco ha impegnato Vladimir Luxuria e Lella Costa, madrine della manifestazione, per un quarto d’ora.
La scelta di un Pride nazionale “itinerante” cioè da svolgersi ogni anno in una città diversa- fatte salve le tre manifestazioni annuali ormai consolidate di Roma, Milano e Catania – si conferma utile e vincente, perché sfilare per la prima volta in una città che un Gay Pride l’ha visto solo in tv è bello per chi lo fa e utile per chi resta. La risposta della popolazione di Genova è stata magnifica: migliaia e migliaia di cittadini/e in strada ad aspettare il corteo, a fotografarlo e ad applaudirlo. Fra di loro riconoscevi quelli che ti guardavano con sufficienza o scherno, ma erano una minoranza fra due ali di folla per lo più in empatia con chi sfilava. Bravi gli organizzatori e i volontari di Genova, città in cui le associazioni lgbt non sono né grandi né ricche, ma che hanno saputo valorizzare il lavoro dei volontari per un’iniziativa che è andata in porto come doveva.
Io quest’anno ho sfilato con il gruppo di 3D – Democratici per pari Diritti e Dignità di lesbiche, gay, bisessuali e trans, l’associazione lgbt nata per lavorare ai fianchi il Partito democratico sul tema dei diritti civili e della laicità. Non mi era (non ci era) mai passato per la mente negli anni scorsi di andare al Pride con le bandiere di Gayleft o dei Ds, ma quest’anno è diverso. 3D, così come le altre espressioni del Tavolo nazionale lgbt del Pd, sta portando avanti un’operazione politica importante: spingere verso posizioni più nette sui diritti di gay, lesbiche bisessuali e trans l’unico partito di sinistra rimasto in Parlamento. La presenza a Genova delle bandiere di 3D, la delegazione parlamentare del Pd, il carro dei Giovani Democratici, l’adesione del Pd nazionale, la presenza sul palco di piazza De Ferrari della sindaco Marta Vincenzi sono altrettanti segnali di un posizionamento sempre meno timoroso del partito sui diritti lgbt. Facciamo che siano rose.
Sergio Lo Giudice
Bello…un bel pezzo di PD in varie forme: associative, istituzionali e ufficiali….enormi passi avanti in poco tempo! Condivido: che siano rose.