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Foto C.Colio

Nei giorni scorsi anche a Bologna ci sono state iniziative contro la proposta di Maroni di prendere le impronte digitali ai bambini rom. In piazza Nettuno centinaia di persone hanno lasciato le proprie impronte digitali. II consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno che porta anche la mia firma. Copio qui il parlato del mio intervento in aula durante la discussione su quel documento.

 

Non voglio ripetere cose già dette né continuare una schermaglia che rischia di diventare insopportabile, ma sento l’esigenza di fare due considerazioni su quello che è stato detto in quest’aula. La prima riguarda un principio fondamentale di uno stato di diritto che è quello di trattare le persone – se non nel loro interesse e a loro favore – allo stesso modo, indipendentemente dalla loro condizione.

Il principio che sta alla base della misura sulle impronte ai bambini rom è un principio inaccettabile. La politica, in un sistema democratico, si fa da parti diverse che assumono posizioni diverse, ma quando si va a incidere sui principi costituzionali di uguaglianza di fronte alla legge non ci sono varie proposte in campo fra cui scegliere quella che piace di più alla gente o quella più efficace dal punto di vista utilitaristico.

Il principio per cui i bambini in questo paese vanno trattati tutti allo stesso modo non consente deroghe, neanche se c’è una maggioranza di parlamentari, ma neanche se ci fosse una maggioranza di italiani d’accordo con una misura di questo genere.

Se su punti di principio, di legittimità costituzionale, di difesa di impegni precisi e vincolanti che l’Italia ha con l’Europa, recepiti dal Parlamento Italiano e trasformati in decreti legislativi dalla vostra maggioranza nel vostro precedente governo, si fanno delle deroghe, sono deroghe alle regole del gioco e non alle mosse da fare. Non è possibile pensare che, di fronte a qualunque esigenza di carattere utilitaristico si contravvenga al principio per cui un bambino rom in questo paese non può, senza peraltro aver compiuto nessun tipo di atto illecito, essere trattato in una maniera differente, perché questo principio di generalizzazione che è il principio stesso dell’azione discriminatoria, è un principio che non può avere cittadinanza.

Non è pensabile che in Germania dove i più efferati atti di sangue degli ultimi tempi sono stati compiuti da italiani, a tutti i bambini italiani si prendano le impronte digitali. Non è pensabile che – come è stato detto qui – siccome ci sono molti stranieri nelle nostre carceri, allora, prendiamo le impronte dei bambini rom. Non ci sono solo molti stranieri nelle nostre carceri: la quasi totalità delle persone recluse proviene da strati popolari molto bassi o da storie personale di disagio sociale e psicologico molto forte.

Le carceri del Nord Italia sono piene di piccoli spacciatori marocchini, ma anche di rapinatori calabresi, siciliani e campani che vengono nel Nord Italia a fare rapine e che occupano i vertici nelle statistiche su questo tipo di reati.

Oggi il punto è che si sta additando all’opinione pubblica italiana un’intera etnia come responsabile di un certo tipo di comportamenti. Io ho sentito un autorevole esponente della maggioranza di governo giustificare l’assalto al campo nomadi di Ponticelli perché qualche giorno prima una zingara aveva cercato di rapire un bambino italiano, accreditando l’idea che le zingare rapiscono bambini. Dalla nascita della Repubblica Italiana ad oggi non c’è un solo caso di condanna di una persona zingara per aver rapito un bambino. Siamo di fronte ad una fandonia totale, una leggenda metropolitana che oggi viene rilanciata e accreditata per esporre un’intera etnia alla stigmatizzazione sociale.

Qui non si tratta di contestare un atto del governo. Questo consiglio comunale non sta qui a esaminare tutti gli atti del governo, e ce ne sarebbero a meritare la nostra attenzione. Qui è in gioco un principio generalissimo e di fronte a principi generalissimi è bene che anche noi non stiamo zitti.

Io chiedo di aggiungere la mia firma a questo ordine del giorno, ma mi piacerebbe che, al di là dei posizionamenti politici, di fronte a principi rispetto a cui questa città e questa regione sono punti di riferimento perché hanno una storia lunga, forte e solida, ci potesse essere anche da parte del centrodestra una voce differente. Mi dispiace molto che questa voce il centrodestra bolognese non riesca ad esprimerla.

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