pade-digani-crop.jpgQualche giorno fa è comparsa sulle pagine bolognesi del Resto del Carlino, un intervista a padre Gabriele Digani, direttore dell’Opera Padre Marella (padre-digani-sui-gay.PDF). L’erede del popolare “prete dei poveri” dispensa sui gay giudizi bacchettoni (arrivando a proporre di multare chi si bacia ai Gay Pride!) ma mostra anche aperture poco ortodosse, come quando invita la Chiesa a non sentenziare e a farsi carico della questione delle coppie gay. Nella diocesi di monsignor Caffarra ( quello per cui “l’omosessualità è un segno dell’alleanza con la morte”) non è poco. Di seguito un mio intervento pubblicato dal Carlino.

Gay, quei dubbi così umani di padre Gabriele

Sui muri di Bologna è apparsa una campagna dell’Agedo, associazione di genitori di omosessuali, dal titolo “Va bene così”. Vi appaiono i volti di gay e lesbiche con i loro genitori: persone in carne ed ossa, unite da un profondo affetto che non si ferma di fronte alla scoperta dell’omosessualità. Di fronte al modo ideologico con cui spesso si affronta la questione, quelle mamme e quei papà hanno deciso di descrivere la naturalità delle relazioni con i loro figli per tutelarli dal pregiudizio.

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Ho trovato la stessa genuina intenzione di parlare di persone in carne ed ossa nell’intervista del Resto del Carlino a padre Gabriele Digani. Il direttore dell’Opera Marella è uomo di frontiera che sta in mezzo alla gente. Sa che gli omosessuali esprimono esigenze reali che non possono rimanere senza risposta.

La principale riguarda la relazione con la persona amata, quella con cui costruire un percorso comune fondato sulla reciproca responsabilità. Non é una dimensione da liquidare come esclusivamente “privata” perché la realtà sociale si nutre delle relazioni più intimamente affettive e familiari.

Si tenga conto di questo quando si parla di “ostentazione” nel momento in cui l’identità gay e lesbica viene allo scoperto. Due ragazze che camminano per le strade di Bologna tenendosi per mano sono una conquista della città, perché parlano di una comunità accogliente. Ognuno potrà avere una concezione diversa del senso del pudore, si abbia però l’accortezza di non utilizzare due misure diverse a causa del diverso orientamento sessuale. Un bacio gay non è più osceno di un bacio etero.

Questi amori rifiutano l’invisibilità a cui per secoli sono stati condannati da uno spietato pregiudizio. Ancora oggi gli attacchi vaticani all’autonomia dei cattolici in politica viziano un sereno confronto nelle sedi parlamentari: da qui il senso di esclusione e rabbia da parte di gay e lesbiche che vedono negati in Italia diritti riconosciuti in quasi tutta Europa. “Le provocazioni generano reazioni” dice padre Gabriele. Giusto, purché non ci si dimentichi delle provocazioni delle autorità cattoliche. Solo pochi mesi fa il presidente della Cei ha affiancato i diritti delle coppie di fatto alla piaga della pedofilia e all’incesto. Se tutti noi riuscissimo ad assumere i dubbi così umani di padre Gabriele piuttosto che le condanne senza amore di tanti alti prelati l’Italia non si dividerebbe sul riconoscimento della pluralità delle forme d’amore.

Sergio Lo Giudice

Consigliere comunale Ds

già Presidente nazionale Arcigay

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