(ER) GAY. MIT: CAMBIATE LEGGE O RIEMPIREMO I TRIBUNALI DI ISTANZE
“IN POCHI GIORNI 2 BUONE NOTIZIE, MA NON CI CULLIAMO” (DIRE) Bologna, 22 lug. – Il tema dei diritti delle persone Lgbt in Italia e” sempre piu” all”ordine del giorno. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione del 20 luglio, che ha riconosciuto a una trans di 45 anni di poter cambiare nome e sesso all”anagrafe senza sottoporsi a intervento chirurgico, martedi” e” arrivata la condanna della Corte europea dei diritti umani per la violazione dei diritti di tre coppie omosessuali, e in particolare per quanto riguarda l”articolo 8 della Convenzione europea, ”il diritto al rispetto per la vita privata e familiare”. In pratica, ha condannato l”impossibilita” di potersi sposare. Porpora Marcasciano, presidente del Mit, movimento identita” transessuale, sorride e pensa alle lunghe battaglie fatte fino a oggi: “In pochi giorni due buone notizie. Ora pero” non possiamo cullarci. Siamo a tre quarti di strada dai nostri obiettivi e bisogna intensificare gli sforzi per far si” che le cosa cambino radicalmente”. Per la presidente del Mit, infatti, la decisione presa dalla prima sezione della Corte di Cassazione e” uno spartiacque che pone le basi su cui costruire un altro modo di pensare: “Con questa sentenza si afferma il diritto ad avere un”identita” a prescindere da nome e sesso- dice Marcasciano- E come spesso accade in Italia, a segnare il cambiamento sono le aule di tribunali e mai la politica, che continua a essere assente”. L”obiettivo e” riuscire a cambiare la legge 164 del 1982 “in materia di rettificazione di attribuzione di sesso” che permette si” il cambio di genere, ma solo passando dal tribunale e dopo un”operazione chirurgica: una vera e propria sterilizzazione, secondo diverse associazioni Lgbt.
Il Mit, al riguardo, ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale e da tempo ha lanciato la campagna, partita da Bologna, “Un altro genere e” possibile”, in cui chiede o la modifica della legge 164 o l”approvazione di una nuova, come il disegno di legge 405 proposto dal senatore del Pd, Sergio Lo Giudice, che prevede il cambio di nome e sesso dopo una semplice istanza presentata al prefetto e dietro ottenimento di un certificato medico che attesti una disforia di genere. Il caso, che ha segnato un cambiamento nella giurisprudenza italiana su questa materia, e” partito dalla richiesta di una persona trans di Piacenza assistita dall”associazione di avvocati per i diritti Lgbt, Rete Lenford. La loro assistita 16 anni fa aveva ottenuto una sentenza che l”autorizzava all”intervento chirurgico, ma aveva rinunciato perche” nel tempo aveva raggiunto un equilibrio psico-fisico e da 25 anni vive ed e” socialmente riconosciuta come donna. Sia il tribunale della sua citta” sia la corte d”appello di Bologna, a cui la trans si era rivolta per ottenere la rettificazione dello stato civile, anche in assenza dell”intervento chirurgico, avevano respinto la richiesta aderendo a quella giurisprudenza di merito, sino ad oggi prevalente, che subordinava la modificazione degli atti anagrafici all”effettiva e concreta esecuzione del trattamento chirurgico sugli organi genitali. “Ora le cose sono diverse e so che molte altre persone presenteranno domanda per poter ottenere il cambio all”anagrafe- conclude Marcasciano- Se non si sbrigano a cambiare la legge riempiremo i tribunali con le nostre istanze. Riconoscere un diritto e” una questione di democrazia”. (Dires – Redattore Sociale) (Rer/ Dire) 18:22 22-07-15