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UNIONI CIVILI SUBITO: LO CHIEDE LA CORTE COSTITUZIONALE
di Sergio Lo Giudice

Dopo la storica sentenza contro il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40, la corte costituzionale sferza di nuovo il parlamento. Stavolta, come aveva già fatto con la sentenza 138 del 2010, sull’assenza di una legge che riconosca giuridicamente il diritto fondamentale delle coppie dello stesso sesso ad una vita familiare. La Consulta doveva decidere sulle sorti del matrimonio di Alessandra e Alessandra. Una coppia etero-sessuale sposata come tante, fino alla decisione di lui di guardarsi dentro fino in fondo e, grazie anche al sostegno e all’amore della moglie, di intraprendere il percorso di cambio anagrafico di sesso previsto dalla legge 164 del 1982. Per poi iniziare, sempre a fianco a sua moglie, un’altra battaglia, questa volta nelle aule giudiziarie, per opporsi allo scioglimento del proprio matrimonio, imposto da un tribunale. La Corte ha detto che quello scioglimento è illegittimo e che la legge 164, salutata a suo tempo come una norma avanzata sul diritto all’identità di genere delle persone transessuali, é incostituzionale nella parte in cui impone che quel matrimonio si dissolva in niente e che a quella coppia venga negato il diritto a mantenere un rapporto di coppia giuridicamente regolato. Adesso il Parlamento non può più prendere tempo. Non possono esserci altre priorità, come recita il mantra che anche in casa democratica si ripete da molti anni, a fronte della lesione di un diritto fondamentale a cui la Corte chiede di porre rimedio con tale forza da dichiarare l’incostituzionalità di una norma in vigore da più di
trent’anni.

In commissione Giustizia del Senato è già stato depositato dalla relatrice Monica Cirinnà il testo base sull’Unione civile fra persone dello stesso sesso. La proposta riprende il modello tedesco della Lebenspartnerschaft che estende, attraverso un nuovo istituto giuridico distinto dal matrimonio, pari diritti e doveri alle coppie dello stesso sesso e prevede la responsabilità genitoriale verso i figli del partner. È la proposta avanzata da Matteo Renzi durante le primarie e depositata in tre diversi disegni di legge tutti del Pd. Sono ventidue i Paesi europei che hanno leggi sulle unioni civili. Dieci Stati europei (e molti altri nel mondo) hanno già esteso il matrimonio alle coppie gay e lesbiche.

La Corte europea dei diritti umani ha più volte ribadito che si devono garantire ai conviventi dello stesso sesso tutti i diritti, benefici ed obblighi di quelli di sesso diverso e che alla coppia dello stesso sesso va riconosciuto il diritto a una «vita familiare». Non c’è altro tempo da aspettare, perché intanto diritti fondamentali vengono violati: questo ci ha detto la Consulta. Ed è urgente anche rimettere a posto la legge sul cambio di sesso, resa monca dalla sentenza e comunque da aggiornare alla luce di questi tre decenni ci applicazione. Pochi mesi fa la risoluzione Lunacek del Parlamento europeo ha invitato gli Stati membri ad abolire l’obbligo della mutilazione chirurgica e della sterilizzazione forzata per chi chieda l’adeguamento anagrafico e sociale alla propria identità di genere. Diverse sentenze delle Corti italiane si muovono in questa direzione. Anche su questo tema giacciono proposte di legge nei due rami del Parlamento: c’è un vuoto normativo che chiama le Camere a fare presto.

Articolo pubblicato su l’Unità

Unioni civili subito: lo chiede la Corte Costituzionale

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