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Oggi mons. Carlo Caffarra, vescovo di Bologna, ha tuonato contro la proposta di legge della Giunta regionale che, all’art.42, afferma che i servizi prodotti dall’Emilia Romagna si applicano agli individui, alle famiglie e alle altre forme di convivenza: “un attentato alle clausole fondamentali del patto di cittadinanza”.

La settimana scorsa, nella consueta indifferenza dell’Italia, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione in cui si invitano gli Stati membri “a garantire la libera circolazione dei cittadini dell’Unione e delle loro famiglie, comprese le unioni registrate e i matrimoni”.
E certamente a monsignor Caffarra non sarà sfuggito che proprio oggi entra in vigore il Trattato di Lisbona, che contiene un principio esplicito di non discriminazione per orientamento sessuale.

Col Trattato assume valore vincolante la Carta di Nizza che distingue il diritto di sposarsi dal diritto di costituire una famiglia.
Questo è il contesto in cui si colloca la proposta della regione Emilia Romagna, uno scenario europeo di attenzione ai diritti delle persone e proiettato verso la costruzione di un welfare moderno ed equo.

Sergio Lo Giudice

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