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Oggi ho conosciuto una persona speciale. Si chiama Giuseppe Masciari e il guaio è che il suo nome non suona familiare a nessuno. Nell’ottobre 1997 Pino Masciari salì sulla sua macchina e si recò al comando di polizia del paesino calabrese in cui viveva e da cui dirigeva la sua attività di imprenditore edile in tutta la Calabria. Pino si era stancato di pagare il 6% di tangente ai politici della zona e il 3% alle cosche della ‘ndrangheta. Da allora è stato sottoposto a un programma di protezione. Ha dovuto abbandonare la sua terra e le sue attività per trasferirsi nel nord Italia con la moglie e due bambini. Intanto la sua attività imprenditoriale è stata distrutta dagli ostacoli posti dalla criminalità organizzata e lui non è più potuto rientrare in Calabria. In più, nel settembre scorso il Ministero degli Interni gli ha tolto la scorta.

Pino Masciari oggi era a Bologna, invitato dalla commissione Affari istituzionali del Comune che ha discusso (e condiviso) la proposta di dargli la cittadinanza onoraria. Lui è venuto comunque: la scorta, come da qualche mese a questa parte, gliel’hanno garantita gli “Amici di Pino Masciari”, una rete di ragazze e ragazzi nata all’interno dei Meet Up di Beppe Grillo, che lo accompagnano nei suoi spostamenti in giro per l’Italia. Pino non è un eroe: è una persona speciale perché non ha niente di speciale. È un uomo che ha fatto quello che ogni persona onesta sentirebbe di dover fare e per questo si è ritrovato in esilio. Il suo timore è di essere diventato un esempio negativo per gli altri imprenditori della zona, che oggi sanno che l’unico risultato di una ribellione alle regole delle cosche è di ritrovarsi in un posto lontano, espropriato della propria vita e abbandonato dallo Stato. Il 6 ottobre, intanto, diventerà cittadino onorario di Torino. www.pinomasciari.org

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