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Bologna, le nuove regole del Comune. Ma esplode la polemica
Piercing vietato nelle parti intime

La giunta comunale ha varato il nuovo regolamento

di ALESSANDRO CORI

BOLOGNA – Nella città del sindaco Sergio Cofferati, dopo l’ordinanza che vieta la vendita di bevande alcoliche da asporto oltre le 22 e quella anti-bivacco – “incubo” degli universitari che la sera affollano il centro storico – anche il piercing sulle parti più intime diventa un tabù. Non solo per i minorenni, ma per tutti.
La giunta comunale ha varato il nuovo regolamento per le attività di estetista, acconciatore, tatuaggi e, appunto, piercing. Domani, salvo sorprese, il provvedimento sarà approvato. In riferimento ai piercing, si legge nel testo, “i minorenni avranno bisogno del consenso informato dei genitori” (escluso il solo piercing all’orecchio dopo i 14 anni). Divieto assoluto invece, a qualsiasi età, “su parti anatomiche la cui funzionalità potrebbe essere compromessa da tali trattamenti o in parti la cui cicatrizzazione sia particolarmente difficoltosa”.

L’assessore al Commercio della giunta Cofferati, Maria Cristina Santandrea, ha chiarito più volte che il divieto riguarda sicuramente le parti intime, ma secondo alcuni tatuatori la norma è ambigua. “Non c’è nessuna ambiguità – assicura infatti l’assessore senza però scendere nel dettaglio – perché le parti intime sono evocate in questa norma in modo molto chiaro. Questo perché è stata recepita un’oggettiva motivazione medica, non è che ci siamo fissati. Del resto abbiamo agito d’intesa con le associazioni di categoria e basandoci sul regolamento d’igiene e salute pubblica. Sono sicura che la nostra decisione verrà adottata presto anche da altri comuni”.

A definire meglio su quali parti anatomiche sarà vietato effettuare un piercing ci penserà comunque l’Azienda Usl e ieri, intanto, il nuovo regolamento non ha mancato di sollevare qualche perplessità tra i consiglieri comunali. Il presidente onorario di Arcigay, Sergio Lo Giudice (Pd), ha ricordato che ci sono parti del corpo, come lingua e capezzolo, che potrebbero rientrare tra quelle “la cui funzionalità potrebbe essere compromessa” ma che allo stesso tempo sono tra le più scelte dai giovani.

“Escludere la possibilità di fare un piercing in luoghi controllati dal punto di vista sanitario e per mano di professionisti – è la preoccupazione di Lo Giudice – significa creare una fascia di mercato illegale”. Ma la giunta, per bocca dell’assessore alla Sanità Giuseppe Paruolo ribadisce le linee guida del regolamento: “Tatuaggi e piercing si possono fare, ma devono essere effettuati in un contesto sanitario controllato e sono esclusi alcuni tipi di piercing particolarmente problematici dal punto di vista sanitario”. Ricordando, infine, che c’è “una scuola di pensiero” secondo la quale chi incappa in problemi sanitari per aver eseguito pratiche sui cui rischi è stato ben informato, poi non dovrebbe pesare sul sistema sanitario pubblico.

(23 luglio 2008)


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