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Nel 2006 il consiglio comunale di Padova, su meritoria iniziativa di Alessandro Zan, approvò un ordine del giorno che istituiva l’attestazione di “Famiglia Anagrafica” anche per le coppie conviventi, omosessuali ed eterosessuali, secondo un modello inaugurato da Bologna e recentemente adottato anche dal Comune di Torino.

In quella delibera, controfirmata da diversi consiglieri comunali, fra cui Giovanni Battista Di Masi, si leggeva: “Compito di questa amministrazione e del governo è di garantire alle persone i diritti civili e sociali (come sancito dall’ articolo 2 e 3 della Costituzione), senza discriminare coloro che affidano i propri progetti di vita a forme diverse di convivenza, siano esse tra persone di sesso diverso o dello stesso sesso”.

Quel Di Masi deve essere stato colpito da amnesia fulminante se oggi, da assessore alla Casa della giunta Zanonato, in quota Italia dei Valori, spiega così l’assurda intenzione del Comune di Padova di negare l’accesso ai bando per la casa alle giovani coppie alle sole coppie di fatto dello stesso sesso: “Abbiamo voluto privilegiare chi ha progetti di vita. Sarebbe giusto allargare il piano a ogni genere di coppia ma abbiamo voluto evitare che si creino situazioni di comodo. Due estranei o quasi potrebbero dividersi un alloggio a prezzo politico”. Due estranei o quasi? Dopo una convivenza su base affettiva che proprio a Padova può essere certificata in modo formalizzato? E poi, non si può essere estranei di sesso diverso? E quel riconoscimento, da lui controfirmato e votato, per cui il proprio progetto di vita può assumere forme diverse di convivenza?
L’ipotesi di discriminare le coppie aventi diritto non sulla base del riconoscimento giuridico della loro unione ma del loro orientamento sessuale sarebbe gustosa, perché ci porterebbe dritti davanti alla Corte europea dei diritti umani che non potrebbe lasciar passare una così palese violazione della Carta di Nizza, ma sarebbe uno schiaffo ad una città che si è saputa distinguere (grazie al lavoro di pochi nel superare le resistenze di molti) sul tema dei diritti civili. Quindi la battaglia andrà fatta qui, e accanto ad Alessandro saremo in tante e tanti.

Sergio Lo Giudice

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