UN NUOVO CENTROSINISTRA

Un nuovo centrosinistra, per unire l’Italia, vincere le elezioni, costruire un progetto di governo libero dalle paludi delle larghe intese e vincere le prossime elezioni politiche. Di questo si parlerà all’iniziativa organizzata dall’associazione DEMS, insieme a ReteDem ed altri, che si terrà sabato mattina a Roma. Interverranno Andrea Orlando, Giuliano Pisapia, Carlo Calenda ed altri, fra cui il sottoscritto.

CONGRESSO PD BOLOGNA. PERCHÉ SOSTERRÒ LUCA RIZZO NERVO

Nell’era dei partiti personali il Pd mantiene una struttura democratica. Una pianta antica, con radici nelle organizzazioni di massa del paese. Da qui l’importanza dei congressi provinciali e di circolo che avranno luogo in ottobre.
Negli ultimi anni si sono contrapposte due visioni del partito, entrambe inadeguate a realizzare le promesse su cui il Pd era nato dieci anni fa.
Da un lato una concezione tradizionale del partito e dei suoi circoli, abitato dai soli iscritti, sempre meno e con scarso ricambio generazionale, guidato da dirigenti formati in percorsi interni, incanalati in carriere politiche caratterizzate da impegno e passione, ma anche da una necessaria fedeltà al capo e spesso da una sovrapposizione non utile fra ruolo politico e contratto di lavoro. Un modello efficace in altri tempi, non più in grado di creare la relazione giusta con una società sempre più fluida e complessa. Col risultato di un’autoreferenzialità crescente e di una sempre maggiore difficoltà ad intercettare i bisogni e gli interessi sociali.
Dall’altra parte l’idea di un partito liquido, in cui la struttura si attiva in campagna elettorale per poi lasciare il passo all’azione degli eletti, spesso incurante del rapporto con le realtà di intermediazione sociale, le associazioni, i sindacati ma anche gli stessi organi del partito, visti come un ostacolo inutile alla rapidità delle decisioni. 
Non erano queste le promesse del Lingotto, non possono essere queste le alternative per il futuro. Avevamo sognato circoli aperti, in cui un’avanguardia di militanti iscritti aprisse le porte a elettori e simpatizzanti per mettere a disposizione i propri strumenti in un intreccio coraggioso e generoso con soggetti sociali esterni a noi. Avevamo delineato un partito in cui la chiamata al voto nei gazebo fosse accompagnata da una conferenza programmatica annuale e dal lavoro di forum tematici in cui costruire pensieri condivisi  da consegnare ai decisori. 
Insomma, avremmo voluto praticare innovazione politica, far vivere in modo radicale l’identità riformista, anche su temi cruciali e spesso trascurati anche a sinistra come l’ambiente, la legalità, la giustizia sociale, i diritti civili. 
Questi obiettivi sono rimasti schiacciati fra il mito della rottamazione, accompagnato dallo slittamento verso il centro politico, e l’afasia di un partito chiuso, radicato nei valori della sinistra ma incapace di rinnovarli e quindi di realizzarli.
La mia scelta di sostenere la candidatura di Civati  al congresso del 2012 nasceva dalla necessità di trovare la terza via in un rinnovamento reale della forma e delle pratiche del partito e in un riformismo innovatore, partecipato e radicato a sinistra. Oggi questa sfida é in mano ad Andrea Orlando, ben consapevole della necessità di non lasciare ad altri le insegne dell’innovazione. O troviamo la chiave per traghettare nel futuro la necessità di un partito realmente democratico o dovremo rassegnarci al suo declino, com’é accaduto a tanti nostri omologhi in Europa, dal Pasok al Psoe al Psf. 
Senza nulla togliere al valore di chi ha guidato il partito bolognese in questi anni, conseguendo anche risultati importanti come  la vittoria alle comunali del capoluogo, anche a Bologna c’è bisogno di un rinnovamento profondo. Il partito è vissuto dalla città come un corpo ancora potente ma sempre più estraneo. Traspare una latente conflittualità con Palazzo D’Accursio non fondata su un reale processo di elaborazione partecipata sui contenuti, fatto che giustificherebbe un’obiezione del partito di maggioranza a scelte non condivise della giunta. Troppo spesso gli amministratori del territorio lamentano di essere lasciati soli di fronte alle sfide complesse della dimensione metropolitana. 
Esiste in città un mondo più grande di noi, che si muove nell’associazionismo organizzato e nel volontariato ma anche in esperienze sociali spontanee o in forze politiche e civiche a noi vicine anche se autonome, a cui dobbiamo guardare con maggiore attenzione. Aiutare a far risuonare insieme nell’amministrazione della città voci anche diverse, senza presunzioni di autosufficienza, è la principale ragion d’essere di un partito popolare. 
Io credo che Luca Rizzo Nervo abbia le caratteristiche per aprire una pagina nuova che metta a valore le grandi risorse di competenza politica e sociale  presenti  a Bologna, nel Pd e fuori dai nostri confini. Con Luca ci siamo ritrovati a lavorare accanto in diversi momenti importanti, dalla difficile stagione del commissariamento del Comune capoluogo all’avvio del primo mandato di Merola e poi all’avventura civatiana. Ho conosciuto  la sua capacità dicostruire relazioni e la sua pazienza nell’ascolto. Sono convinto che possa farsi interprete di una fase nuova in cui il Pd bolognese, al di là delle posizioni nazionali di ognuno, sia impegnato nella costruzione di una comunità metropolitana più coesa e inclusiva. Per questo lo sosterrò nella sua candidatura a segretario del PD bolognese.

A PARMA LA SECONDA FESTA NAZIONALE DI RETEDEM

Dal 29 settembre al 1 ottobre si terrà a Parma la 2 Festa nazionale di ReteDem. La sera del venerdì si terrà l’assemblea costitutiva dell’associazione. Fra venerdì e sabato si terranno i workshop tematici con tanti ospiti (Luigi Manconi, Monica Cirinnà, Edo Ronchi, Nando Dalla Chiesa, Filippo Taddei, Cesare Damiano e tanti altri). Sabato dalle 17 alle 20 l’evento clou della Festa: un confronto fra Andrea Orlando, Giuliano Pisapia e Graziano Delrio intervistati da Lucia Annunziata. Qui il programma completo.

FOTONOTIZIA

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